Howard Victor Chaykin si presenta spesso come “un principe e, a quanto pare, per tutto ciò che state per leggere, un pornografo di fama internazionale. Che mi piaccia o meno.” e con il suo celebre Black Kiss non possiamo che essere d’accordo con l’opinione che tutti i suoi lettori si sono fatti di lui nel corso degli anni.
“Black Kiss Omnibus” è l’edizione definitiva della sua opera più conosciuta, che include “Black Kiss”, “Black Kiss 2” e lo speciale natalizio “Black Kiss: Nero Natale” ed è in uscita per Saldapress il 29 di luglio alla cifra di 39,00 €.
Preparatevi per un viaggio nell’erotismo noir che, alla fine degli anni ‘80, sconvolse e divertì tutti gli Stati Uniti.
SESSO E ORRORE
“Sesso e Orrore” sono le migliori parole esistenti per riassumere perfettamente questa collezione e, in generale, la storia di Black Kiss.
Siamo a Los Angeles e sono i ruggenti anni ‘80, Chass Pollack, musicista jazz tormentato ed ex-eroinomane in fuga dalla mafia, si trova braccato dalla polizia accusato di un orrendo crimine che non ha commesso alla disperata ricerca della verità accompagnato dalla tanta voglia di non finire in prigione.
Nella camera di Motel dove Chass alloggia, vengono ritrovati i cadaveri maciullati di sua moglie e sua figlia, assassinate a sangue freddo da molteplici colpi di pistola: il colpevole? La strada (apparentemente) più ovvia punta dritta a Chass, descrivendo l’omicidio con un atto di pura crudeltà figlio di una violenta lite sentita da tutti gli altri ospiti del Motel la sera stessa. Il problema è che Chass, per l’ora esatta ell’omicio, ha un alibi e un testimone, infatti si trovata con Beverly Grove, un’ex attrice porno degli anni ‘50, a tradire la sua futura “ex-moglie”.
Ormai latitante e inseguito dalla malavita che cerca di incastrarlo, si troverà a collaborare con Beverly e la sua dolce “metà” Dagmar Laine, prostituta transessuale identica a lei, per recuperare una pellicola di un film pornografico rubata, proveniente dalla collezione del Vaticano, in cambio della testimonianza che lo renderebbe innocente.
La vera unicità di questo racconto è il suo lato oscuro, soprannaturale e horror che nessuno si aspetta e che coglie di sorpresa continuamente il lettore perché arriva sempre inaspettatamente e sembra quasi non entrarci nulla: la genialità di Chaykin sta nello “stemperare” le scene di sesso con un risvolto sempre spaventoso, come a voler tenere il lettore rilassato durante una scena erotica e spaventato nella tavola immediatamente successiva.
Sesso e orrore, a braccetto come vecchie amanti, una coppia che appare sia spaventosa che offensiva…ma anche divertente e sfacciata: non è un caso se Howard Chaykin è stato da tutti definito, dopo Black Kiss, un maestro.
Per quanto riguarda gli altri due capitoli raccolti in questa edizione Omnibus lo stile di certo non cambia, le storie raccontate sì: in “Black Kiss 2” si approfondisce il rapporto di amore-odio che c’è tra Beverly e Dogmar, una relazione che va avanti da quasi un secolo rinascendo dalle sue stesse ceneri come una fenice bruciante di passione, sesso, morte e dolore, tra il mito e l’erotismo.
In “Black Kiss: Nero Natale” (come lo stesso titolo suggerisice) siamo a natale e per Ilona Fontaine, nata come Eunice MacAvoy, è il momento perfetto per vendicarsi di chi, molti anni prima, aveva abusato di lei, iniziando proprio dal padre che non aveva fatto nulla per impedire lo stupro, anzi lo aveva permesso lui, seguito poi dai quattro autori della violenza vera e propria, ovvero Earl Boyer, Daniel Reinhardt, Rober Van Dyck e Torin Overholt: quattro rampolli della società, giovani e pieni di sé, totalmente ignari del tremendo destino a cui stanno per venire in contro.
Aiutata, come sempre, dalla sua amante transgender Dagmar Laine, Ilona si vendicherà uno per uno degli uomini malvagi che le hanno segnato la vita per sempre e che non hanno mai pagato per il crimine da loro commesso, solo perché “ricchi, bianchi e privilegiati”. Una storia di vendetta intrigante, alla quale non mancheranno di certo sesso e violenza estrema, come sempre nello stile di Chaykin, perfettamente uniti in ogni tavola del racconto.
CLASSICO SENZA TEMPO
Non riesco a pensare a Black Kiss se non in bianco e nero. Contrasti netti. Quasi violenti. Immensa la bravura di Chaykin che è un re in questo tipo di disegno: è anni ’80, per carità, ma si vede la manualità e il talento smisurato di certi autori.
Le linee sono marcate, nette, nere intense…e sono bellissime: le curve morbide di Beverly, Dagmar e tutte le altre donne sono in contrapposizione ai tratti duri e spigolosi di Chass, come dei malavitosi o, in generale, di tutti gli uomini presenti nelle tavole.
Linee dritte e linee curve si intrecciano di continuo su ogni volto/corpo di ogni personaggio, danzano quasi, sublimemente. I colori sono assenti ma giustificati, secondo me in questo tipo di noir mettere anche solo il rosso del sangue o il rosa della tenera pelle o il biondo delle chiome selvagge era solo un elemento di disturbo per gli occhi di chi guarda: il bianco e nero è così elegante ed evergreen, perchè cambiarlo?
Un piccolo appunto personale che tengo molto ad esprimere: all’inizio del fumetto c’è un disclaimer sul linguaggio che, a volte, viene usato, definendolo “figlio di quell’epoca e semplicemente tradotto alla lettera” : personalmente io detesto anche solo leggere alcuni epiteti offensivi usati sia per le persone omosessuali sia per le persone nere o in generale appartenenti ad un’etnia diversa da quella bianca, sono estremamente intransigente davanti a quel tipo di parole, però in “Black Kiss” sono usati in modo corretto, perché sono proprio insulti urlati solo in situazioni violentissime ed escono sempre dalla bocca dei cattivi della storia. Sono parole pesanti ed offensive trattate come tali, c’è del genio anche in questo.
IL NERO STA BENE SU TUTTO, SEMPRE
Volendo fare una precisazione: questo era il mio primo fumetto erotico.
Non che non ne conoscessi altri, per carità, ma non ne avevo mai letto uno perchè diciamo, semplicemente, non rientrano nei miei generi preferiti di lettura.
Posso dire ora che ho iniziato più che bene, poiché, come ho già scritto diverse volte, Chaykin è uno dei massimi esponenti del genere e devo ammettere che, nonostante non impazzisca per le scene di sesso esplicito né nei film né disegnate (ridete pure di me, ma è così), la violenza e il soprannaturale con le quali sono accompagnate ha reso la lettura non solo piacevole, ma anche intrigante.
Ad un tratto ci si rende conto che il mondo descritto nelle più di 300 pagine totali di questo volume unico non è come il nostro, sebbene gli somigli molto: un po’ come Dagmar, in tutto e per tutto identica a Beverly, se non fosse per l’essere uomo dalla vita in giù, così il mondo di Black Kiss è apparentemente identico al nostro ma, se si scava a fondo, si capisce bene che non è assolutamente così.
Definirla un’opera “unica” sarebbe degradante, Black Kiss è molto più di qualcosa di unico: è complesso, è controverso, è enigmatico, è conturbante, è tutto e niente allo stesso tempo; rapisce il lettore, lo trasporta in una realtà parallela e lo intrappola come sotto una teca di vetro, gli fa conoscere il lato bello e il lato brutto di tutte le facce, lo fa innamorare, arrabbiare, gioire, spaventare ed eccitare pagina per pagina, costringendolo alla lettura perché quasi spinto da qualcosa di superiore a se stesso e al suo stesso senso civico.
Non esistono buoni o cattivi in questa storia, dove sono tutti sia angeli che demoni, in continua contrapposizione: sono umani, anche troppo a volte, simili a noi, spinti dall’istinto animale dello “uccidi o resta ucciso” radicato nella società da anni.
Il fumetto, che in realtà è una ristampa, si porta benissimo i suoi 30 e passa anni: nessuno si aspetterebbe che certe idee, certi disegni e certe storie siano così indietro nel tempo, per me erano già all’avanguardia all’epoca dove hanno sconvolto e divertito gli americani che guardavano Chaykin e le sue opere tra le fessura delle dita, ma senza distogliere mai per un attimo lo sguardo.
Non credevo che avrei scritto così tanto di un fumetto che, in linea di massima, non comprerei mai per le ragioni che prima ho espresso: i gusti sono gusti, vero, ma questo non vuol dire non sapere riconoscere un capolavoro quando si ha la possibilità di leggerlo…e Black Kiss è un capolavoro, che ci piaccia o meno.