Siamo ormai quasi alla fine degli anni ’10 del 2000, e le valanghe di conquiste tecnologiche nell’ambito della videoludica multiplayer online hanno scalzato usi e costumi prima radicati e che ora sono condannati (giustamente) a sparire, costringendo gli utenti a pagare l’evoluzione a un prezzo forse accettabile, ma non per questo meno doloroso.
Ormai lustri fa si era soliti trovarsi alla sera con un paio di amici nella camera o nella taverna di uno di noi a giocare ai videogame: l’aria era viziata e l’atmosfera era pesante, ma i momenti che in quella forgia scaturivano erano caratterizzati da un senso di comunione, condivisione e genuino divertimento che solo chi non ha un cuore potrebbe dimenticare.
Ora queste situazioni sono sempre più rare.
Fortunatamente alcuni sviluppatori anche contemporanei sono memori di queste sensazioni e attraverso i loro titoli hanno provato a far rivivere questi sentimenti grazie al grande potere dei loro progetti di unire i giocatori in un’esperienza che trascende il videogame.
La prova dell’amicizia
L’ultimo esponente di questa lista è Fat Mask, un progetto sviluppato da Paper Cult, supportato in fase di creazione da una vincente campagna Kickstarter e caratterizzato da un gameplay capace di far ricordare con nostalgia le lunghe serate nella taverna o in camera. Questo viene definito dagli sviluppatori come un “Party Puzzle Brawler” e si concretizza in quella che è un’amalgama originale tra stili di gioco che ricordano il fortunato TowerFall e celebri puzzle game del genere di Tetris o Puyo Puyo: muovendosi infatti per l’arena, un numero di giocatori che può arrivare da uno a quattro in multiplayer locale si sfideranno a creare combo di blocchi colorati per guadagnare il maggior numero di punti possibile e, mettendo a dura prova l’amicizia con gli altri contendenti, rubare le combo altrui per andare a rimpinguare il proprio punteggio a discapito di quello dei malcapitati, rendendo le partite un vero e proprio inferno per la sportività, ma un paradiso per il genere arcade.
Giocare a Fat Mask in compagnia dei propri amici è un esperienza tanto frenetica quanto divertente, capace di far sudare gli sfidanti fino all’ultimo secondo per accaparrarsi una vittoria mai scontata: “dagli amici mi guardi Dio, che dai nemici mi guardo io” diceva qualcuno, e questo qualcuno probabilmente aveva appena finito un match a questo titolo in cui aveva dato tutto se stesso, per vedersi poi privato dello scettro di campione a causa del giusto lancio di un cubo avversario, in maniera subdola e divertentissima.
Quel che gioco non è
Per quanto riguarda il lato tecnico del titolo, questo si fa trovare all’altezza di ogni aspettativa, non accusando il minimo calo di frame rate e mostrandosi fluido e piacevole in ogni sua fase. Trattandosi di un titolo che fa del multiplayer locale il suo principale punto di forza, l’input dei comandi sarà facilmente modificabile dal menù delle opzioni e permetterà ai giocatori di avvalersi anche del supporto del Joypad, scelta che mi sento personalmente di consigliare.
Fat Mask metterà a disposizione varie lingue nelle quali i giocatori potranno approcciarsi all’interfaccia e alle schermate di menù ma, per quanto concerne l’italiano, la traduzione risulta di scarsa qualità e sarà paradossalmente più complicato capire i messaggi che il gioco tenterà di comunicare nell’idioma del bel paese piuttosto che in inglese, lingua nella quale invece il titolo non soffrirà minimamente di questo difetto.
In un mondo strano e colorato
Il comparto grafico di Fat Mask è molto gradevole e opera delle scelte artistiche del tutto apprezzabili: il design dei personaggi infatti, come degli stessi blocchi e delle numerose mappe è assolutamente originale, semplice e capace di farsi percepire come di grande impatto.
I colori scelti per caratterizzare l’ambiente dei vari livelli sono vivaci e spesso si rapportano tra loro in una complementarità discordante, avvicinando verde a rosso e giallo ad azzurro: in questo modo il grande potenziale artistico del solo colpo d’occhio viene ulteriormente esaltato grazie a questa scelta di operare un vero e proprio shock cromatico.
Le animazioni di personaggi ed effetti si sposano perfettamente con il resto dell’apparato, andando a disegnare forme arrotondate e rubizze.
Il comparto sonoro è uno degli elementi che ho maggiormente preferito di Fat Mask: la colonna sonora scritta da Antoine Vachon è a dir poco maestosa e rispecchia perfettamente l’anima Arcade e scanzonata del titolo. Ogni brano ha la capacita di infilarsi nella testa dell’ascoltatore e costringerlo a canticchiarne le arie a ripetizione e senza posa.
Finita una partita, ne comincia un’altra
In conclusione, il titolo di Paper Cult risulta nel complesso un lavoro strutturato, curato e di sicuro interesse: nonostante possa alla lunga sembrare ripetitivo se giocato in solitaria, proporlo come sfida ai nostri amici equivarrà a celebrare il gioco nel suo elemento naturale, e ci permetterà di ottenere come risultato da questo esplosivo mix di compagnia ed esperienza ludica quei momenti del passato che ricordavamo con nostalgia, mentre aspettavamo quello che sarebbe stato il messia capace di riportarci indietro la possibilità di vivere ancora una volta il videogame in maniera viscerale grazie all’amicizia e alla vicinanza con gli altri giocatori, ma soprattutto coi nostri amici.