Chi non possiede nel proprio albero genealogico almeno un parente che ha vissuto a stretto contatto col soprannaturale, lavorando in luoghi dall’aspetto losco e diabolico? Be’, forse non proprio tutti ne hanno uno… In ogni caso, spinti dalla curiosità, verrà di sicuro anche a voi un po’ di voglia di scoprire cosa facessero i vostri antenati dopo aver provato Lazaretto, nuovo survival horror in prima persona ambientato nel presente, sviluppato dalla software house indipendente Iron Monkey, pubblicato e distribuito da iEntertainment Inc. e da Thriller Games.
Con forti elementi psicologici e thriller questo titolo riesce, per tutto l’arco della sua durata, a somministrare una buona dose di inquietudine e ansia nel giocatore; merito anche del lavoro svolto all’interno dell’opera da Fabrizio Bortolussi, artista hollywoodiano autore di numerosi disegni realizzati per famose pellicole cinematografiche quali Alice in Wonderland di Tim Burton, la saga di Silent Hill e District 9.
Questo sapientemente studiato mix di effetti visivi, sonori e figure davvero raccapriccianti (in senso buono ovviamente), hanno dato vita ad un videogioco che, come avremo modo di analizzare in questa nostra recensione, si dimostra davvero interessante e coinvolgente.
Parenti serpenti
La trama, come spesso accade in questo genere di giochi, non presenta un intreccio elaborato, almeno inizialmente, poiché ogni ulteriore dettaglio che non sia fondamentale ai fini della narrazione ci verrà fornito in seguito, man mano che andremo avanti addentrandoci sempre di più in quello che sembra essere un luogo di puro male.
Cominciamo dunque la nostra avventura impersonando un uomo dal nome ignoto (anche l’età è imprecisata) che mostra un messaggio sul suo smartphone, in cui dice di aver trovato una strana chiave nella casa di sua nonna: egli non ha dubbi a riguardo, è sicuro che appartenesse a suo nonno e che debba essere utilizzata nello strano luogo di lavoro ove quest’ultimo era solito recarsi (se poi afferma di averla pure sognata, come si può non credergli?), un’isola di quarantena anche definita col nome di Lazaretto.
All’inizio sembrerebbe agli occhi di chiunque una semplice struttura abbandonata da tempo: il disordine regna sovrano e tutto l’arredamento, sia dell’edificio principale che dei magazzini, è trascurato e trasandato e le perdite d’acqua hanno deformato muri e soffitti; in seguito però ci accorgeremo sempre più chiaramente che qualcosa non quadra, anche perché porte che sbattono senza motivo apparente e urla di cui non si capisce quasi mai l’esatta provenienza, non sono esattamente caratteristiche usuali per un normale edificio abbandonato.
Ben presto ci renderemo conto che non saremo soli e che il luogo è più “abitato” di quanto sembri, ma starà al giocatore il compito di avventurarsi in questo residence infernale, in cui si distinguerà a fatica ciò che è reale da quello che non sembra appartenere a questo mondo: vi spingerete fino in fondo o presi dallo spavento guarderete un film di Mr. Bean sgranocchiando popcorn invece di provare a svelare i più oscuri segreti del nonno del protagonista? O entrambe le cose? A voi la scelta!
Come in un tunnel degli orrori
Come ho già accennato in precedenza, la mano di Fabrizio Bortolussi ha senz’altro dato un forte contributo nel suscitare sgomento quando si incontra un qualsiasi tipo di presenza in Lazaretto; ciononostante non si tratta dell’unica caratteristica fondamentale che ha permesso a questo titolo di diventare una vera e propria esperienza da brividi.
Di questo è in primo luogo senza dubbio complice uno stile di gioco minimalista, con un gameplay da puro survival, senza scene action o di combattimento previste, con meccaniche che riconducono al genere horror di Outlast e Alien: Isolation: tutto ciò che si ha a disposizione è la nostra torcia, con una batteria che (fortunatamente) non si esaurisce mai, un paio di gambe, molto utili per correre e metterci al riparo nel momento in cui verremo inseguiti da qualcosa e l’astuzia del giocatore, indispensabile per risolvere i numerosi enigmi ambientali e logici che ci si pareranno davanti lungo il nostro percorso.
Non permettendo, con una saggia scelta, l’uso di armi o di mezzi di autodifesa, Lazaretto riesce a trasmettere al giocatore quelle tipiche sensazioni di impotenza e timore che si possono provare di fronte a qualcosa di oscuro di cui non si conosce l’entità o la provenienza e sarà dunque costretto a correre ai ripari per evitare di essere raggiunto ed inevitabilmente ucciso.
Il comparto grafico è veramente degno di nota, con effetti di illuminazione ben studiati ed appropriati per un gioco di questo genere: ogni dettaglio viene rivelato soltanto da vicino per via del cono di luce che emette la torcia che si disperde in prospettiva, risultando in modo corretto meno intenso alle lunghe distanze; anche le texture sono ben definite e si nota in generale un’ottima cura per il dettaglio.
Una nota di merito particolare va però alla gestione del sonoro, con il quale gli sviluppatori sono riusciti a compiere un ottimo lavoro poiché, nonostante non siano presenti tracce audio contenenti elaborate ed armoniose melodie (che comunque stonerebbero alquanto in un horror), in Lazaretto la componente sonora non solo contribuisce notevolmente da un punto di vista dell’introspezione del giocatore, riuscendo ad incutere timore ed ansia ad ogni singolo cigolio o schiamazzo, ma riesce soprattutto ad amalgamarsi perfettamente con lo stesso gameplay.
Le minacce che incontreremo nel titolo infatti non sono tutte visibili, alcune di queste non si potranno notare se non grazie ad un sonoro sapientemente studiato che ci fa capire di non essere “soli” in quel determinato momento e che ci dovremo spostare per non venire acciuffati anche da ciò che non siamo in grado di vedere.
Lazaretto: una scoperta da brividi
Come abbiamo potuto osservare, il gioco riesce ad offrire molto, sia da un punto di vista di puro gameplay grazie ad un “terrificante” connubio tra grafica e sonoro, che da quello tecnico, senza quasi nessun calo di frame rate neanche a prestazioni massime e ad un’IA delle creature ostili ben gestita (che riesce a mettere alle strette ma senza esagerare).
Non si fa sentire troppo la mancanza della localizzazione italiana poiché i testi in lingua originale sono comunque di facile comprensione, e ad ogni modo gli enigmi da risolvere sono, come già detto, più di natura ambientale e logica che legati all’idioma, pertanto non è richiesta una conoscenza trascendentale dell’inglese.
Notevole anche l’aggiunta del supporto per controller, col quale non ho personalmente riscontrato alcun tipo di problema (sperimentazione eseguita con un joypad Xbox One S), anche se ho trovato alquanto peculiare l’assegnazione di alcuni comandi base che vedono la corsa e il salto rispettivamente sui trigger sinistro e destro, ma nulla a cui non si possa fare l’abitudine.
In linea di massima, Lazaretto, si presenta come un titolo ricco di potenziale, veramente apprezzabile per gli amanti del genere horror o thriller in generale, con un prezzo di € 12,99 su Steam che è tutto sommato adeguato per ciò che offre all’utente e con una durata di circa quattro/cinque ore ma molto variabile a seconda del tempo impiegato a risolvere i numerosi puzzle.
Tuttavia possiede un unico difetto: essendo strutturato in capitoli, l’opera realizzata da Iron Monkey non si chiude con questo titolo che è il primo di una serie, pertanto bisognerà aspettare le prossime uscite per scoprire come andrà veramente a finire la vicenda, lasciando il giocatore con un pizzico di amaro in bocca…
Ma anche con trepidante attesa! Pertanto quest’ultimo appunto non bisogna considerarlo in tutto e per tutto come una nota negativa poiché chi lo ha apprezzato potrà tirare un sospiro di sollievo sapendo che è già in programma il seguito.