I viaggi nello spazio ormai sono all’ordine del giorno e anche le colonie terrestri su altri pianeti sono una certezza e un caposaldo della civiltà, ma l’utilizzo di motori per salti interspaziali istantanei è una tecnologia mai sperimentata prima e saremo noi a dover provare questo nuovo prodigio della scienza umana per fare un giro veloce su Alfa Centauri e tornare. Così si apre l’avventura di The Long Journey Home, su una nave con una ciurma di quattro persone a una distanza di migliaia di Parsec da casa a causa di un errore nei sistemi, in uno spazio infinito, in cui si dovrà sopravvivere all’assenza di risorse e agli alieni non sempre troppo ben disposti nei nostri confronti.
Il titolo è sviluppato da Daedalic Studio West ed è pubblicato da Daedalic Entertainment; si tratta di un roguelike con elementi esplorativi ambientato nello spazio, dove dovremo fare del nostro meglio per raccogliere le risorse necessarie a mantenere la nostra nave e ripararla andando ad atterrare sui vari pianeti con il nostro Lander, per poi proseguire il nostro lungo viaggio verso casa tra i vari sistemi solari e galassie.
Così tanti pianeti, così infami
La grafica di The Long Journey Home è ben curata e molto godibile per quel che concerne la parte di mappa spaziale e le ambientazioni dei singoli pianeti. Risulta però a un livello molto inferiore nei menu di gioco e nei personaggi, che sembrano essere fuori tema e molto poco dettagliati se messi a confronto con la bellezza delle navi spaziali e degli ambienti; questo non vuol dire che siano brutti, anzi lo stile rimane comunque buono anche se meno dettagliato, ma l’impressione è quella di passare in un gioco diverso nel momento in cui avviene il cambio di schermata.
Gli effetti di particellari usati per le armi e i motori e per i salti nello spazio sono invece al pari con l’ambiente circostante e rendono bene ciò che sta avvenendo, anche grazie alla combinazione con degli ottimi effetti sonori che completano il tutto. Purtroppo però, nonostante la bellezza delle ambientazioni dei pianeti, quando li si raggiunge con il Lander, questi non risultano sempre funzionali e lo stupore lascia lo spazio alla frustrazione quando i fondali (il movimento sui pianeti tramite la navetta è solo in 2D) si mescolano con le parti interattive dell’ambientazione e ci si può schiantare con violenza con un elemento scenico che fino a qualche metro prima era tranquillamente attraversabile.
The Long Journey Home: un viaggio veramente lungo
Tornare a casa non sarà per niente facile per diversi motivi e non tutti saranno piacevoli o emozionanti o soddisfacenti e, in alcuni casi, ci ritroveremo senza poter far nulla anche non avendo preso decisioni errate: questo è dovuto dal sistema di generazione casuale della partita, che non sembra avere alcun tipo di controllo per dare sempre possibilità al giocatore di proseguire e, fortunatamente in casi rari, può creare una serie di sistemi con pianeti inavvicinabili con i nostri mezzi, bloccando così la nave in un sistema senza poter più far nulla e costringendo l’utente a incominciare una nuova partita. Facciamo però un passo indietro e vediamo quali sono le interazioni in The Long Journey Home e vediamo cosa si può fare, soprattutto per minimizzare le possibilità di avvenimenti sconfortanti.
Il movimento base è tramite la propria navicella spaziale che permette di poter viaggiare tra i sistemi solari (utilizzando una risorsa specifica) e dentro a questi tra i vari pianeti (per mezzo di un combustibile); entrambe queste risorse sono limitate e si dovranno recuperare tramite l’ausilio del Lander, che ha installati al suo interno dei sistemi di raccolta materiali. Ultima sostanza disponibile sono i metalli, che possono essere sfruttati per riparare i danni subiti sia dalla scialuppa d’esplorazione che dalla nave madre. Sono quindi tre le risorse trovabili (con qualità più o meno alte) e queste vengono riportate nella mappa interstellare, dove si possono eseguire i salti tra i sistemi, con anche la rarità di questi all’interno dei vari astri, ciò che non viene indicato però sono le condizioni del pianeta su cui queste sono situate, che saranno analizzabili solo una volta in orbita: iniziano qui i problemi legati alla natura casuale del gioco, infatti capita molto spesso di eseguire dei salti su un sistema per poter recuperare la risorsa mancante, per scoprire che ogni singolo luogo risulta mortale per una spedizione.
La casualità che contraddistingue il titolo risulta quindi essere uno dei suoi più grandi punti di forza, dato che non si avranno mai due viaggi uguali, ma è anche una grande pecca poiché non ci sono controlli di sorta per evitare situazioni estremamente frustranti.
Muoversi e distruggersi nello spazio
Altro aspetto di The Long Journey Home da analizzare è il movimento, infatti questo risulta molto interessante poiché si potranno sfruttare le orbite e la forza di gravità dei pianeti stessi per poter variare la velocità della nave e risparmiare molto carburante. Ben diversi saranno i movimenti a bordo del nostro fido Lander, dato che si dovrà combattere contro le condizioni atmosferiche e le anomalie eventuali che saranno presenti a terra, ce la vedremo anche con i terremoti che andranno a danneggiare la nostra navetta se saremo a terra durante una scossa oppure sfideremo i venti del pianeta che ci impediranno di raccogliere risorse e sfideranno la pazienza del giocatore, dato che durante i momenti di vento anche solo avvicinarsi al punto di raccolta è quasi impossibile.
Durante i viaggi e le raccolte bisognerà prestare molta attenzione allo stato della nave e del Lander, dato che i sistemi si danneggeranno man mano con l’utilizzo e diventeranno sempre più difficili da gestire e manovrare, ma con i servizi offerti da una base spaziale o utilizzando un kit di riparazione sarà possibile sistemare i danni subiti. Oltre ad occuparsi delle condizioni della propria nave, bisognerà anche controllare lo stato della ciurma, dato che i membri potranno subire danni fisici e psicologici andando avanti con il viaggio, sia a causa di radiazioni che per colpa di urti alla nave in cui sono; sarà vitale per la missione evitare troppi danni, dato che una volta raggiunte le cinque ferite il componente del gruppo perirà e con lui spariranno varie possibilità di interazione a terra o di analisi di ciò che troveremo.
Molto importanti sono le nostre relazioni con le razze aliene, che potranno fornirci missioni o informazioni vitali oppure ci si scaglieranno contro e sarà necessario difendersi con tutte le armi presenti sulla nave. Pecca del sistema di interazione è quella che, dopo un certo numero di queste ultime, il nostro interlocutore smetterà di risponderci o effettuare scambi, concludendo la sessione di dialogo in modo anche abbastanza immotivato: così facendo non potremo fare tutte le domande che vogliamo (se abbiamo vari oggetti) o dovremo limitarci nel mercanteggiare a ciò che riteniamo indispensabile da comprare o vendere.
Il ritorno a casa
Per concludere, The Long Journey Home è un buon titolo che ha però molte pecche e difetti che vanno rifiniti per renderlo veramente godibile, anche perché si parla di un gioco in vendita su Steam al prezzo di 39,99 €. Il team di Daedalic Studio West sembra comunque voler migliorare l’esperienza degli utenti e, nonostante il gioco sia stato pubblicato da meno di una settimana, ha già rilasciato un aggiornamento in cui sono stati corretti alcuni errori ed è stata introdotta una difficoltà “storia” in cui molti incontri pericolosi sono omessi, rendendo il titolo più accessibile a tutti gli utenti. Altra cosa da tenere ben a mente è che il gioco è un roguelike praticamente puro, cosa che può incrementare quasi all’infinito la durata del titolo, grazie al sistema procedurale di generazione dello spazio e degli incontri.