Quello di intraprendere una guerra non è mai un atto auspicabile nel nostro mondo, ciò nonostante spesso anche oggi le notizie di luoghi martoriati da questo flagello giungono alle nostre orecchie ovattate da una patina di abitudine, che ci impediscono di riflettere sulla gravità di quanto avviene dall’altra parte del mondo o a pochi chilometri da noi, dove le armi da fuoco tengono il ritmo di una danza macabra e malata.
In seguito a queste riflessioni è naturale chiedersi perché dunque nel panorama contemporaneo e passato della video ludica sia così ingombrante la presenza di titoli sparatutto che ricalcano in tutto e per tutto la pratica della guerra, fino a volerla ambiziosamente simulare con il maggiore realismo possibile (fatto salvo ovviamente per la perdita della vita)?
Semplicemente perché, posto alla base che il richiamo a fare la guerra sia profondamente insito nella natura umana, questa può dunque assumere delle forti valenze artistiche, estetiche e di valore morale.
Questi sono di fatto i pilastri su cui si basa ogni singolo sparatutto: la fedeltà a determinate regole fisiche (non per forza simili a quelle reali), la grandezza artistica del background sul quale si combatte e, ovviamente, le capacità nello stesso combattimento, qualunque sia l’arma per esso designata.
Anche Rising Storm 2: Vietnam si attiene a questa traccia basilare, ma costruendo sulle suddette fondamenta qualcosa di comunque interessante e che merita un’analisi più approfondita.
NEI PANNI DI RAMBO
Il gameplay del titolo sviluppato da Tripwire Interactive e Antimatter Games si concretizza in linea con l’introduzione in un classico First Person Shooter PvP nel quale i giocatori saranno divisi in squadre per affrontarsi in varie modalità pensate per match da 64 persone o le più classiche schermaglie 6v6. Ambientato durante la guerra del Vietnam, il gioco contrapporrà gli schieramenti di americani e vietcong, che dovranno fronteggiarsi per avere ragione di uno dei capitoli più sanguinosi della storia recente. Il prodotto si presenta con alcune feature discretamente innovative per il genere e altre più consolidate, che vanno a creare le une con le altre un mix ben riuscito capace di giovare all’esperienza rendendola divertente e accattivante. Tra le componenti del gameplay più sdoganate c’è quella della divisione in classi tra i vari personaggi: ogni giocatore infatti sarà chiamato a scegliere se incarnare il ruolo di granatiere, medico o comandante di plotone a seconda ovviamente della richiesta in termini di matchmaking. Le varie tipologie di PG risultano varie, ben differenziate tra loro e tutte essenziali per una buona riuscita dell’azione militare qualunque essa sia, regalando in questo modo a tutto il comparto di Rising Storm 2: Vietnam un realismo e un tatticismo esaltante e perfettamente riuscito.
Tra le feature meno sdoganate invece si presentano la modalità con cui il personaggio si curerà di alcuni “punti ferita” attraverso dei bendaggi lenti e che richiederanno di mantenere una posizione statica e protetta (in realtà abbastanza simile a quella presente in PlayerUnknown’s Battlegrounds) e il realistico concetto per il quale i proiettili sparati dalle bocche di fuoco avversarie potranno trapassare i muri dietro ai quali cercheremo riparo: farà infatti una grande differenza provare a nascondersi dietro una pietra rispetto che dietro una staccionata di legno, e se nel primo caso potremo stare tranquilli anche a fronte delle sventagliate di fuoco nemico, nel secondo saremo comunque in grande pericolo vista la natura fragile del nostro modesto baluardo.
A dare un’ulteriore prova della forte natura tattica di Rising Storm 2: Vietnam è il sistema di sniping all’interno delle partite: chi vorrà incarnare il vero spirito del cecchino in Vietnam dovrà fare i conti con la necessità di trovare una posizione di tiro adeguata, difendibile e privilegiata rispetto a dove la battaglia infuria per colpire il nemico da dove meno se lo aspetta. In altre parole, per sopravvivere bisogna camperare. Giù le maschere signore e signori, siamo realistici come l’ambito posto dal gioco richiede: il concetto di Sniper è proprio questo e nonostante tutti odino il fatto beccarsi un proiettile di grosso calibro in mezzo agli occhi proveniente dall’altra parte della mappa, tra le insidie di un campo di battaglia reale succede proprio così.
Un’altra feature molto celebrata è quella che prevede l’utilizzo di velivoli: una coppia di giocatori sarà infatti in grado di mettersi alla guida di un elicottero e di dividersi i compiti di pilotare e sparare con l’arma di bordo, falcidiando in questa maniera le schiere dei nemici; per riuscire nell’impresa sarà però necessaria una certa abilità in entrambi i ruoli disponibili a bordo del mezzo, e venendo a mancare quest’ultima un rovinoso schianto al suolo è assicurato.
DOVE LA GUERRA INFURIA
Le ambientazioni all’interno di Rising Storm 2: Vietnam sono, in linea con il resto del titolo, fedeli a quella che la reale morfologia del territorio del paese del sud-est asiatico teatro della sanguinosa guerra omonima: spostarsi tra le sue risaie e le sue terrazze richiama infatti fortemente le zone realmente esistenti nel paese, e parlando in termini più concernenti al gameplay, anche le mappe sono molto ben strutturate e presentano un ottimo level design. Ognuna di queste è a modo suo unica e permette una sostanziale differenziazione tra una partita e l’altra.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, il titolo si mostra graficamente in una maniera più che gradevole, presentando una componente visiva di tutto rispetto soprattutto grazie alla sopracitata cura nelle ambientazioni, mentre nell’ambito delle animazioni i personaggi risultano forse un po’ più legnosi, ma comunque accettabili.
La colonna sonora invece è senza compromessi molto riuscita e d’impatto, e riesce ad accompagnare ottimamente tutte le fasi di gioco all’interno delle partite e ad esaltare le azioni che andremo a compiere per avere la meglio sul nostro avversario.
In conclusione Rising Storm 2: Vietnam appare come un ottimo titolo, in grado di declinare in maniera pressoché perfetta tutti i punti di forza su cui si concentra, primi su tutti il tatticismo e il realismo. Nonostante non sia un gioco sviluppato con mezzi equivalenti ad altri mostri sacri del suo stesso genere, l’investimento vale totalmente i venti euro richiesti per l’acquisto e l’esperienza nella quale il gioco promette di immergere il giocatore è degna di essere considerata al pari di molti altri titoli più blasonati.