Come si può dire quanto sia bello il canto di un djinn nel deserto, se nessuno lo ascolta?
Come si possono ascoltare le storie di un profeta tra le dune, se non si capisce cosa dice?
Il concetto della comunicazione e della comunicabilità è centrale in Chants of Sennaar, l’interessante titolo reso disponibile lo scorso 5 settembre per console PlayStation, Xbox, Nintendo Switch e PC.
All’interno del puzzle game sviluppato da Rundisc e edito da Focus Entertainment, infatti, i giocatori impersoneranno un protagonista senza nome che si sveglia ai piedi di una torre che ricorda in tutto quella di Babele. La nostra prima sfida si dimostrerà quindi di natura linguistica: il nostro avatar non conosce le differenti lingue che su ogni diverso piano della torre diversi popoli parlano tra loro, e nell’atavica spinta che riceveremo a puntare verso la vetta della struttura, saremo chiamati a me interpretare ogni idioma che incontreremo per riuscire a trovare il modo di salire fino alla cima, rimettendo nel frattempo in contatto i vari popoli, così diversi tra loro e chiusi nel rispettivo mondo.
Il gameplay di fatto si presenta con la formula tipica dei puzzle game ambientali, in cui però a differenza di ogni altro titolo di questo genere, la componente principale sarà quella di dover interpretare e tradurre le nuove lingue che incontreremo, in modo tale da poterci rapportare con i numerosi personaggi che abitano la torre e capire insieme a loro quale sia il modo migliore per ascendere alla vetta e aiutarli nelle loro problematiche.
I linguaggi da imparare saranno numerosi e la sfida consisterà in ultima analisi a padroneggiarli tutti, in modo tale da poter tradurre addirittura da un idioma all’altro. Così facendo non solo potremo completare le varie missioni secondarie che sono presenti nella produzione, ma avremo anche modo, una volta completato tutte le attività proposte, di sbloccare il true ending del gioco, tanto semplice quanto interessante.
Chants of Sennaar è in fondo proprio questo: un titolo con delle basi semplici che riesce a svilupparsi in maniera assolutamente fresca e in grado di intrattenere i giocatori, sia grazie al suo setting immersivo, sia con i suoi puzzle linguistici, mai visti prima e perfetti per offrire una sfida bilanciata sia ai neofiti del genere sia agli enigmisti più incalliti.
Dal punto di vista tecnico, il titolo di Rundisc non ha pretese magniloquenti, se non quella di immergere il giocatore sin da subito nella sua particolarissima atmosfera: per riuscirci propone una visuale in terza persona dall’alto, un mondo tanto semplice da intuire quanto ricco di dettagli e una palette cromatica di grande impatto, con colori dall’inizio caldissimi che successivamente virano verso toni più acidi e sempre aggressivi, anche quando scendono in campo colori più freddi.
Le animazioni sono semplici, e tutto il comparto visivo mira a esaltare la componente testuale che fa da cuore alle proposte dei puzzle linguistici.
Anche il comparto sonoro sposa questa interessante idea di minimalismo che però non gli impedisce di andarsi a mescolare in un’atmosfera unica, mettendo in luce quello che per tutto il titolo è un lavoro di design curato in maniera sublime.
In conclusione, Chants of Sennaar si pone all’interno di una nicchia di titoli indipendenti come un prodotto di enorme interesse praticamente unico nel suo genere. Proponendo un comparto artistico di ottimo livello, un sonoro memorabile e in generale un design curato nei minimi dettagli, il gioco di Rundisc immerge il giocatore in un’atmosfera rarissima, dove gli sottopone tutta una serie di puzzle ambientali di fattura eccellente, legati tanto alla comprensione del mondo di gioco quanto alla pura linguistica.
Il risultato è un titolo interessantissimo sia all’interno che fuori dalla sua nicchia di riferimento, che merita assolutamente il modesto investimento di ore che richiede.
Pare che anche quando nel mondo dei videogiochi sembra che tutto sia stato esplorato, ecco apparire produzioni come queste, che riescono ancora a coniugare per tutti sfida e meraviglia.
*versione testata: PS4, grazie al codice fornito dal publisher