Come spesso succede nel panorama videoludico odierno, i titoli che ricevono lodi e apprezzamenti da una elevata fetta di pubblico e che finisco sotto i riflettori per alcune caratteristiche chiave, vengono copiati o presi come ispirazione per dar vita a nuove proprietà intellettuali che, però, a volte possono risultare ben congegnate ma in altri casi rischiano solo di diventare una copia sbiadita del titolo originale.
Proprio questo è il caso dell’opera di Lucas Navratil, Toby: The Secret Mine, titolo platform con elementi puzzle che si rifà in tutto e per tutto a Limbo, il gioco dei ragazzi di Playdead che è diventato una pietra miliare del genere per via delle sue meccaniche e della sua direzione artistica eccezionale.
Inseguimenti pericolosi
Il gioco ci metterà subito nei panni di Toby, una creatura simile al protagonista di Limbo con l’aggiunta di un paio di corna, che ha come obiettivo principale quello di inseguire un losco figuro che ha appena attaccato il suo villaggio rapendone gli abitanti, che ovviamente dovremo salvare.
Da qui parte appunto un inseguimento che si diramerà in ventuno capitoli con il nostro personaggio che dovrà passare attraverso ostacoli di ogni tipo, situazioni difficili ed enigmi ben congegnati che, proprio come in Limbo, ci accompagneranno in tutta la nostra avventura.
A differenza però con quest’ultimo e di altri esponenti del genere, gli enigmi presenti in Toby: The Secret Mine hanno una “particolarità”, dato che spesso la soluzione da trovare sarà scovabile completamente a caso.Molte volte infatti troveremo elementi chiave per risolvere i rompicapi nelle zone d’ombra, obbligando il giocatore ad andare a tentoni per proseguire nell’avventura.
Un’altra “caratteristica” del titolo è di sicuro una difficoltà ballerina, che vedrà picchi di semplicità imbarazzante a vette di difficoltà insensate che lo portano, in alcuni casi, verso la strada del trial and error. Si passa dai primi livelli molto facili che si faranno quasi da soli, per poi alzare di molto la curva della difficoltà che ci vedranno coinvolti salti da calibrare al millimetro oppure momenti in cui non si potrà non morire per trovare la soluzione di un enigma che in altri casi non potremo risolvere.
Questa sarà l’unica cosa che farà aumentare di qualche decina di minuti la longevità del titolo che sarà completabile in un oretta circa. Inoltre saranno presenti ben 26 collezionabili, rappresentati dai cittadini rapiti dalla creatura che dovremo inseguire, i quali saranno le uniche distrazioni nel corso della trama.
Qualche idea buona ma nel complesso poco originale
Parlando del comparto artistico del gioco si può sicuramente trarre qualche nota positiva, a differenza del resto, con l’atmosfera riportata dagli sviluppatori che riesce leggermente a differenziarsi dalle altri produzioni simili soprattutto in alcuni casi con una palette di colori completamente diversa, anche se non riesce comunque a trovare un posto nel cuore dei giocatori data la sua scarsa originalità.
Anche se il tutto non è realizzato male il fattore originalità viene meno così da portare il giocatore ad essere e rimanere distaccato sia dal protagonista sia dalla vicenda.
Per quanto riguarda il fattore sonoro la produzione riesce a guadagnarsi qualche punto a suo favore con una colonna sonora che riesce ad accompagnare le gesta della piccola creatura, anche se in alcuni casi i rumori ambientali degli oggetti che ci circondano finisce per minare l’integrità dei brani, facendo risultare il tutto a volte fastidioso.
Troppo simile ad altre produzioni
Quando tenti di ispirarti ad un titolo che ha lasciato il segno nel panorama videoludico è sempre difficile emergere se non si hanno delle idee vincenti, e purtroppo l’opera di Lucas Navratil non riesce a dare quasi niente al giocatore, dato che si presenta come un semplice titolo derivativo privo di quel quid per far scattare la molla dei sentimenti degli utenti. Con qualche idea interessante nel comparto artistico e poco più il titolo rimane consigliato agli amanti del genere e a coloro che vogliono godersi titoli simili a Limbo, anche se quest’ultimo rimane di sicuro molte spanne sopra.