La serie televisiva creata da Raphael Bob-Waksberg per Netflix, ha riscosso molto successo in queste tre stagioni; essa narra la vita folle di Bojack Horseman, un cavallo vittima dello star system. Da celebre personaggio di una sitcom degli anni novanta, a depresso in cerca di continue frivolezze in grado di riempirgli la giornata, Bojack è riuscito a farsi voler bene. Attraverso una messa in scena minimale, la serie trova il suo punto di forza nella scrittura dei personaggi e delle loro azioni, le quali portano ad una riflessione su vari temi, scavando nell’animo umano come poche altre serie televisive.
Una quarta stagione all’altezza delle precedenti?
Ricominciando dall’anonimato Bojack ritorna nella casa appartenuta alla sua famiglia; in questo luogo lo spettatore inizia a conoscere le origini della star ormai tramontata, inoltre le due epoche, quella della fama e quella della caduta, si ricongiungeranno nel finale, dando senso e coerenza alla stagione nel suo complesso. Il passato torna prepotente nella vita di Bojack, portandolo a confrontarsi con gli errori dei suoi parenti, i quali, avremo modo di scoprire, non sempre finiscono per nuocere.
In questa stagione non abbiamo un’evoluzione del personaggio, ma un tentativo di chiudere per sempre il “sipario strappato” di una vita colma di illusioni e speranze.
Princess Carolyn continua la sua scalata verso una vita stabile con il suo nuovo fidanzato, sfidando i rischi che le si parano innanzi al fine di costruire un futuro chiaro e luminoso; nonostante le buone premesse, la serie non ci ha abituati al lieto fine, e difatti il percorso di Princess Carolyn sarà afflitto da molti ostacoli.
Nella storyline della gatta persiana rosa, il meta cinema incontra il concetto del meta televisivo, realizzando una riflessione tra il pubblico e le manipolazioni dei prodotti audiovisivi. Quando il pubblico si schiera in una posizione, il cinema sarà lo specchio della scelta delle masse; al contrario quando vorrà manipolare le persone, il medium, si schiererà dalla parte opposta insinuando il dubbio nel pubblico.
La vita di Diane e Mr. Peanutbutter è in stallo, lei si occupa di giornalismo cercando di evitare articoli che trattino di futili gossip, lui invece è sempre un ottimo comic relief ma non riesce a compiere il salto di qualità in grado di consacrarlo. Todd dovrà far i conti con la sua natura sessuale, un espediente che potrà regalarci gag esilaranti nonché un approfondimento interessante.
In conclusione, la quarta stagione di Bojack Horseman si dimostra essere meno potente delle precedenti: non appaiono infatti puntate davvero interessanti come “Fish Out of Water”; nonostante ciò il prodotto si distingue per avere comunque una scrittura sempre attenta ai drammi dei personaggi, i quali però, a conti fatti, non avanzano abbastanza nelle loro vite turbolente.