A pochi mesi dall’ultima trasposizione cinematografica dell’opera Kingiana, ossia “La Torre Nera”, esce nelle sale l’adattamento di uno dei romanzi più celebri dell’autore appena citato. Negli anni novanta la miniserie televisiva dedicata a It fece scalpore, consacrando il clown come una figura dal potente uso orrorifico. Ventisette anni dopo Pennywise ritorna sul grande schermo, dove Andy Muschietti (La Madre) cercherà di dare nuova linfa vitale al personaggio di It, ormai datato nella miniserie con Tim Curry; sarà riuscito a trasporre il difficile romanzo di King in modo soddisfacente?
In una “solare cittadina” del Maine, molti bambini hanno vita breve a causa delle sparizioni continue in circostanze misteriose; tutto questo scatenerà in alcuni ragazzini di Darry il bisogno di far luce su questo mistero, trovandosi di fronte ad una creatura demoniaca dalle sembianze di un pagliaccio, il quale metterà in serio pericolo le vite dei protagonisti. Siamo nel 1988 quando durante un pomeriggio molto piovoso, Georgie incontra un clown, segnando per sempre la vita di suo fratello e dei suoi amici, i quali cercheranno di sconfiggere le loro paure più nascoste, impersonate da un unico grande avversario: It.
La messa in scena mette subito in chiaro il talento di Muschietti nel rappresentare un importante tema del romanzo: la facciata razzista e violenta della provincia americana. Le riprese aree della cittadina dipingono Darry come un posto felice, gioioso in cui le musiche sottolineano il clima pacifico e sereno; quando invece entriamo nelle strade, negli spazi più angusti, l’atmosfera cambia. La prima impressione di un luogo per King è molto importante, ad una certa distanza l’ambiente sembra tranquillo, ma quando entri in contatto con esso, le vere sembianze dell’horror prendono il sopravvento.
It è il nemico comune dei personaggi, ma dentro le loro case si nascondono diverse paure alle quali stare attenti; la lotta interiore delle proprie paure si tramuta in Pennywise, il quale sarà sempre pronto a ricordare che non saremo liberi dalla paura primordiale, la quale ci accompagnerà per un lungo lasso di tempo. Nella mente dei personaggi il mondo degli adulti è troppo distante per essere compreso, l’immaginazione fanciullesca assente dei genitori crea un distacco con il proprio figlio, il quale s’isola nel suo mondo. I traumi del passato non dimenticano i personaggi, essi li rincorrono ed It ne diventa il portavoce, in cui la divisione e il dover creare la paura sono dopotutto, azioni universali che si sono sempre compiute.
La pellicola risente di vari difetti, come alcuni dettagli narrativi presenti nel romanzo ma tagliati dalla sceneggiatura; inoltre i vari temi, pur esprimendo un ottimo contenuto, mancano di audacia nella messa in scena. Ci sono vari riferimenti al periodo vissuto dai personaggi ma niente di troppo enfatizzato come in Stranger Things; I Goonies, Stand By Me sono film che hanno alcuni tratti in comune con It ma il film riesce ad esprimere la propria personalità. Pennywise è interpretato benissimo da Bill Skarsgård, il quale incarna la paura più profonda di ognuno di noi, purtroppo però l’interpretazione dell’attore risente del poco spazio datogli per poter dar sfoggio della sua bravura.
Riprendendo la domanda iniziale, It è una buona trasposizione del romanzo di King, migliore della precedente ma non sufficiente per potere rappresentare la crudeltà e la forza del romanzo.