Dopo un anno di pausa Ubisoft torna alla carica con il nuovo capitolo di una delle serie più amate dai fan, Assassin’s Creed, lasciando alle spalle le atmosfere più cupe e seriose della Londra di Syndicate per sbarcare tra le dune di sabbia dell’antico Egitto in questo Assassin’s Creed Origins. Così come la sua ambientazione inedita e decisamente poco trattata nei videogiochi Ubisoft cerca di portare una ventata di aria fresca alla serie apportando qualche importante modifica alla routine a cui aveva abituato i giocatori partendo però dalla stessa solida base di partenza.
Il cambiamento di rotta che si sente in questo episodio è sicuramente dovuto al parziale insuccesso degli ultimi capitoli che hanno portato la software house a fermarsi per raccogliere le idee e puntare tutto su questa nuova iterazione con l’obiettivo di riportare in auge la serie. Sarà riuscita Ubisoft a revitalizzare il credo degli Assassini? Scopritelo nella nostra recensione.
Il dramma e la vendetta
Dopo le avventure nella Londra Vittoriana del 1800 con Jacob e Evie Frye che ci hanno accompagnato nel precedente capitolo, Assassin’s Creed Origins ci riporta indietro di giusto una manciata di secoli, nel 49 a.C. andando a ripercorrere il passato del credo fino alle sue origini, andando addirittura più indietro delle vicende trattate nel primo capitolo, che vedevano protagonista il leggendario Altair intorno al 1190 con la confraternita degli Assassini ancora in fase embrionale.
Tra i deserti aridi e le terre di Alessandria e Menfi il giocatore vivrà una nuova esperienza nei panni di Bayek, il medjay di Siwa, una sorta di guerriero del popolo e un guardiano d’Egitto, accompagnato dalla bella moglie Aya, in una storia che vede come focus principale la vendetta e il dramma familiare subito dal protagonista che si scontrerà ferocemente con delle forze del male nascoste e radicate nelle terre egiziane, che verranno racchiuse nell’Ordine degli Antichi.
Nel corso della nuova avventura saremo messi davanti a situazioni difficili e complicate con l’obiettivo di sventare i piani del suddetto ordine che punta al controllo totale delle terre, uccidendo uno ad uno i suoi membri più rappresentativi e liberando l’Egitto da coloro che l’hanno soggiogato in silenzio.
La trama rimane comunque ben fatta e di sicuro più emozionante e caratterizzata rispetto alle ultime produzioni un po’ più spensierate, con una vicenda decisamente più impegnativa dal punto di vista emotivo e di sicuro più coinvolgente, con diversi personaggi ben caratterizzati e alcune citazioni ben azzeccate.
Tutto sarà inoltre basato su un sistema classico di quest principali e secondarie con livello consigliato allegato in stile The Witcher, che ci veddrà impegnati per una trentina di ore, esplorando tutte le lande disseminate da segreti e collezionabili, in una struttura che strizza l’occhio al farming soprattutto nelle aree più avanzate in cui saremo chiamati ad affrontare nemici di livelli decisamente alti e che non potremo combattere se la differenza tra quest’ultimi sarà ampia, pena la morte dopo qualche scambio di colpi.
Saranno presenti anche le classiche scene ambientate nel presente dove usciremo fuori dall’Animus per qualche rapida missione con la nuova protagonista Layla Hassan anche se proprio queste sezioni rappresentano forse uno dei punti deboli della produzione, dato che non riescono mai a spiccare il volo e a catturare il giocatore anche per via della loro durata e del poco carisma dei personaggi, tutta un’altra storia rispetto all’iconico Desmond Miles.
Innovazione
Con questo nuovo capitolo di Assassin’s Creed, Ubisoft cerca di tornare alle origini non solo per quanto riguarda la storia degli assassini ma anche per quanto riguarda l’ambientazione, completamente diversa rispetto agli spazi più o meno chiusi delle città dei capitoli precedenti e più simile se vogliamo a quelle viste nel gioco che ha dato inizio a tutto (con le dovute proporzioni e differenze dovute al periodo d’uscita), lasciando al giocatore quella che rimane una delle peculiarità più importanti di Origins, ossia la libertà di esplorazione e d’azione, che riesce ad accendere la voglia degli utenti di esplorare e di ricercare tutte i possibili segreti che popolano le antiche terre sabbiose e soprattutto di portare a termine la massiccia quantità di missioni secondarie sparse per il vasto mondo di gioco.
Ovviamente quello che differenzia Origins dagli albori è sicuramente un concetto di gioco decisamente evoluto e molto più ramificato rispetto ai precedenti, infatti gli sviluppatori hanno decisamente osato in questo capitolo, facendo quello che gli veniva chiesto da tempo dalla maggior parte dei giocatori, andando a stravolgere in un certo senso alcune delle certezze e aggiungendo diverse novità e modifiche al titolo.
Le quest ora potranno essere seguite liberamente e, come detto in precedenza, ognuna avrà un livello consigliato che dovrà essere quantomeno avvicinato per riuscire a portarle a termine, infatti il nuovo sistema introdotto in questo capitolo porterà l’utente ad affrontare numerose missioni secondarie, completare fasi di caccia e liberare i soliti avamposti per raccimolare l’esperienza necessaria per prender parte alle quest principali, che, se affrontate ad un livello decisamente più basso del consigliato, saranno decisamente ostiche e quasi proibitive.
A questo nuovo e decisamente azzeccato sistema di missioni e progressione si affiancano due delle novità più significative del titolo che vanno a rivoluzionarlo e a renderlo uno dei migliori capitoli della saga: lo spirito più GDR e soprattutto il combat system.
Il nuovo sistema di progressione del personaggio porta il titolo in una direzione più GDR decisamente inedita nella serie, con la possibilità di avanzare di livello e sbloccare i diversi talenti disponibili nell’apposito ramo delle abilità e personalizzare in maniera decisa il proprio stile di gioco con la possibilità poi di cambiare le proprie armi e l’equipaggiamento potenziando quest’ultimo attraverso la ricerca di determinati materiali fondamentali come le pelli di animali, legno e affini.
Nel “buildare” il nostro Bayek avremo tre differenti vie che porteranno ad altrettante preferenze di approccio, le quali andranno ad influenzare nettamente la nostra esperienza di gioco, infatti potremo scegliere se muoverci più nell’ombra come un vero assassino attraverso delle apposite skill stealth raggruppate nel ramo del “Veggente”, oppure attuare una tattica conservativa utilizzando arco e frecce per attaccare dalla distanza grazie alle potenzialità del “Cacciatore” o, infine, di propendere per un approccio aggressivo con il “Guerriero” che porterà ad affinare le tecniche di scontro ravvicinato e di attacchi corpo a corpo.
Il tutto come detto andrà ad influenzare il proprio stile di gioco e i vari approcci per le varie missioni che non vedranno più l’uso dei sensi dell’aquila come nei precedenti capitoli, bensì potremo affidarci ad un volatile in carne ed ossa, Senu, per controllare il campo di battaglia, scovare gli obiettivi e i vari punti di interesse presenti.
Con la semplice pressione dell’apposito direzionale potremo infatti richiamare la nostra aquila per dare uno sguardo dall’alto alla porzione di mappa intorno a noi con la possibilità di marchiare i nemici e i forzieri, studiando in anticipo un’eventuale strategia vincente per cogliere di sorpresa l’obiettivo di turno o recuperare specifici oggetti.
La strategia però sarà anche condizionata dall’ora del giorno in cui attueremo le nostre azioni, infatti grazie al ciclo giorno notte i nemici e gli npc compiranno azioni distinte che li porteranno ad andare in giro con maggior attenzione di giorno e magari riposare nelle ore notturne.
Questo porterà ovviamente al cambio di approccio tra un’ora del giorno e l’altra anche perchè la seconda modifica fondamentale del gioco è riconducibile al sistema di combattimento, il quale ci porterà a soccombere la maggior parte delle volte nelle quali ci fionderemo contro una folta schiera di nemici.
La principale differenza che eleva questo Assassin’s Creed Origins sotto l’aspetto del gameplay è senza dubbio da ricercarsi nel sistema di combattimento, completamente rivisto e in un certo senso stravolto rispetto alle precedenti iterazioni della saga, con un’aggressività dei nemici mai vista e una difficoltà nel salvare la propria pelle decisamente più elevata.
Il cambiamento si nota subito, gli avversari che ci troveremo davanti infatti non saranno più “obbligati” ad aspettare il proprio turno nel corso del combattimento, bensì ognuno potrà attaccare in ogni momento sia da vicino che da lontano, mettendo decisamente in difficoltà Bayek soprattutto se in un discreto numero.
Gli scontri sono stati a loro volta modificati, ora potremo agganciare il bersaglio con la pressione dell’apposito tasto, anche se non sempre sarà la scelta più adatta soprattutto nelle location un po’ più strette, e poi cercare di ucciderlo attraverso combinazioni rapide con colpi leggeri o con attacchi più potenti ma più lenti che andranno a definire i moveset delle armi corpo a corpo tra cui troveremo le varie spade, asce, lance e martelli, ognuna con un determinato set di mosse, le quali potranno essere equipaggiate due per volta, accompagnate dalle controparti dalla distanza, ossia tre tipologie di archi in cui troviamo anche l’arco da Predatore, da Cacciatore e da Guerriero, ognuno con le sue peculiarità e abilità in battaglia.
Proprio sotto l’aspetto delle armi e dell’equipaggiamento troviamo un altro aspetto tipico dei GDR, ossia la qualità degli oggetti trasportati, infatti nel corso dell’avventura potremo trovare delle armi sempre più forti che si distingueranno, come in molti titoli ruolistici, attraverso potenza, livello e rarità, quest’ultima determinata da tre colori fondamentali che assegneranno a ciascun’arma un valore che andrà dal comune blu ai più performanti viola e dorati, a cui andranno anche aggiunte diverse tipologie di oggetti come quelli maledetti, i quali potranno garantirci importanti buff in attacco ma anche alcuni significativi debuff difensivi come l’abbassamento della vita totale di Bayek.
Riprendendo il combattimento inoltre troviamo la meccanica dei danni inflitti riportati su schermo, altro elemento classico da GDR, attraverso il quale si potrà prendere la miglior via strategica per quanto riguarda le armi da usare, ma anche la presenza di una sorta di rage moment, il quale sarà caricabile sferrando colpi ai nemici, e che consentirà di attaccare con più efficacia e di rallentare leggermente il tempo.
Da notare però come l’intelligenza artificiale di questo nuovo capitolo sia decisamente al di sotto delle aspettative, dato che i nemici saranno davvero facili da aggirare e basterà passare in qualche cespuglio per disorientarli; per quanto riguarda gli attacchi di quest’ultimi poi sono abbastanza facili da prevedere con la vera difficoltà nei combattimenti spesso dovuta alla differenza di livello.
Ultimo appunto per quanto riguarda il sistema di combattimento bisogna farlo per quanto riguarda alcuni dei passi avanti che erano stati fatti nei precedenti capitoli ma che non sono stati riproposti in Origins, come il sistema di coperture di Syndicate che di sicuro avrebbe giovato anche in questo capitolo.
Passando invece alla parte più esplorativa del titolo possiamo trovare diverse feature che ritornano nella serie ed altre inedite, potremo infatti muoverci attraverso la cavalcatura, comprando un cavallo o un cammello, che sarà fondamentale per movimenti su ampia scala e per passare da una location ad un altra non ancora scoperta o semplicemente per muoversi più velocemente nelle città.
Una delle caratteristiche che da sempre è un vanto della produzione sempre in ambito esplorativo è di sicuro il parkour e i movimenti utili per scalare pareti rocciose, facciate e quant’altro con la qualità dei movimenti decisamente tarata verso l’alto e che va a migliorare ancora quella vista in syndicate, levigando ancora di più gli sporadici problemi che si incontravano in alcune situazioni di scalata.
Ovviamente tutto ciò ci consentirà di arrivare a scoprire i vari segreti e tesori nascosti per esempio nelle tombe dei faraoni che sono di sicuro uno degli elementi più suggestivi da esplorare.
Le notti d’oriente
Esplorazione appunto è il mantra di questo nuovo capitolo e ci permette di farlo nel migliore dei modi con una libertà assoluta e una qualità che non si vedeva dai tempi di Firenze. Origins però pone l’accento soprattutto sull’immensità del mondo di gioco dando la possibilità al giocatore di esplorare dune desertiche, città maestose e piene di sfarzo ma anche distese di rocce intervallate da oasi sopraffine all’insegna dell’esplosione di colori.
Nella nostra avventura potremo avventurarci sulla cima di una piramide per poi scivolare di sotto colpiti da tutto quello che ci circonderà, oppure scalare una ripida montagna per arrivare ad un punto di osservazione e perdere la mascella per la beltà del panorama proposto da un connubio incredibile tra deserti e città, inoltre da notare che se staremo troppo nel deserto sotto il sole cocente potremo essere colpiti da diverse allucinazioni, accentuando ancor di più quanto sia stato curato il titolo.
Tutto infatti è realizzato con una cura maniacale a certosina per i dettagli, certo non mancherà qualche imperfezione e i soliti bug grafici a cui ci ha abituato la compagnia, ma non abbiamo riscontrato problemi bloccanti nel corso della nostra avventura che è filata decisamente liscia e con un ottimo tasso di assuefazione per le location.
Anche per quanto riguarda il comparto sonoro bisogna riconoscere che Ubisoft ha compiuto un eccellente lavoro con brani e suoni caratteristici delle terre in questione che ci accompagneranno per tutta la nostra permanenza tra i deserti di Origins; ottimo anche il doppiaggio italiano che riesce decisamente a tenere alta l’asticella per tutto il gioco anche se sono presenti i classici campionamenti delle voci differenti tra le varie ambientazioni che dopo diverse ore di gioco potrebbero anche diventare fastidiosi.
Si cambia finalmente
Assassin’s Creed Origins riesce appieno nel suo intento, portando innovazione al brand e svecchiando alcune meccaniche che fino all’ultimo capitolo erano state contestate da tutti. Il sistema di combattimento è di sicuro una delle parti che hanno subito più cambiamenti elevando il livello generale del titolo e liberando i nemici finalmente dall’ordine di attacco, anche se l’intelligenza artificiale in alcune occasioni ancora stenta a decollare.
Insieme a quanto appena detto c’è la presenza più marcata di un’anima da GDR che riesce a conferire più possibilità al giocatore per quanto riguarda gli approcci e la differenziazione attraverso le armi e gli equipaggiamenti.
Questo capitolo è di sicuro uno dei migliori della serie che riesce ad intrattenere il giocatore dall’inizio alla fine portandolo a spasso per location mozzafiato e spaccamascella non rimanendo sugli allori come i suoi predecessori.
*Versione testata: Xbox One