Già il fatto che a sei anni dalla sua data di lancio ufficiale, gli appassionati di GDR di tutto il mondo parlino ancora di Skyrim, dovrebbe far riflettere. Il quinto capitolo della saga di The Elder Scrolls infatti, uscito nell’iconica data del 11/11/11, si è imposto fin da subito nella sua posizione di pietra angolare dell’intero genere dei giochi di ruolo fantasy, ricevendo ovazioni da critica e pubblico che furono all’epoca rapiti sia da comparto tecnico che da quello artistico e narrativo.
Questa accoglienza ha portato Bethesda a proporre dunque il titolo in diverse versioni: dopo infatti la release su Playstation 3, Xbox 360 e PC, il capolavoro ha ricevuto un edizione comprendente i tre DLC a lui riguardanti, una rimasterizzazione su console di nuova generazione lo scorso anno e, per ultimo, durante questo mese, anche un adattamento per VR e Nintendo Switch,
È proprio quest’ultima versione per la console ibrida della casa di Kyoto che andiamo a trattare in questa sede: sarà riuscita Bethesda a riproporre il suo capolavoro in maniera fresca e accattivante nonostante i sei anni di età del titolo, o abbiamo a che fare con una minestrina pluririscaldata buona solo a dare da bere alle piante?
Ehi, io ti conosco
La storia narrata in The Elder Scrolls V: Skyrim la conosciamo tutti: durante l’imperversare di una guerra civile nella regione più a nord dell’impero di Tamriel, che sta bagnando la neve del sangue dei lealisti della legione Imperiale da una parte, e dei secessionisti nord purosangue capeggiati da Ulfric Manto della Tempesta dall’altra, avviene l’impensabile: quando infatti Ulfric viene catturato, segnando la potenziale fine del conflitto, un drago attacca la roccaforte imperiale dove il capo della rivolta stava per essere giustiziato, liberandolo e finendo per inasprire una guerra resa ora più simile ad un’apocalisse dall’arrivo dei draghi, che attaccano palazzi, roccaforti e città indistintamente di una o dell’altra fazione.
Oltretutto, a rendere la situazione peggiore di quanto già sia, a capo dei draghi si erge Alduin, una figura semidivina appartenente al pantheon della mitologia Nord, il cui arrivo segna, stando alle leggende, la fine del mondo sia terreno che spirituale.
L’unico in grado di fermare questa spirale che potrerà tutto inevitabilmente alla fine sarà il Sangue di Drago, un guerriero possedente un’anima draconica nel corpo di un mortale che, contrapponendosi al nero Alduin, dovrà aver ragione di un conflitto millenario che determina l’equilibrio dell’universo e, perchè no, anche di quello molto più terreno che insanguina Skyrim.
Ah, indovinate un po’ chi vestirà i panni del Sangue di Drago?
Perchè non mi evochi un bel letto caldo?
Che vi troviate sotto le coperte in camera da letto, durante una riunione in ufficio o in escursione nel deserto del Kalahari, il principale pregio di quest’ulima versione di Skyrim si palesa con la scoperta che potrete riprendere i vostri viaggi per Tamriel ovunque voi siate. Si tratta di un punto di forza non da poco, perchè apre di fatto la strada a centinaia di altri GDR per il loro sbarco su Switch dalle loro iniziali versioni PC e Console, andando a rafforzare il parco titoli di questo genere per l’ibrida Nintendo che storicamente ha una grande attenzione per i JRPG, ma meno per le produzioni più occidentali.
Giocare a Skyrim su Switch è un’esperienza favolosa: totalmente privata di quella atmosfera di pesantezza determinata dal vincolo di stare seduti davanti ad uno schermo, avvertita da alcuni come una limitazione, i nostri viaggi per Tamriel possono ora essere più leggeri che mai, grazie alla natura portatile offerta dalla console della grande N.
Di sicuro una conquista dal peso equiparabile ad una marcia su Solitude o Windhelm.
Cos’è, qualcuno ha rubato il tuo dolcetto?
Per quanto riguarda il porting, lo sbarco di Skyrim su Nintendo Switch risulta assolutamente degno: certo non avremo a che fare con le migliorie grafiche sul titolo originale mostrate nelle sue versioni Playstation 4 e Xbox One, ma collegando la console ibrida Nintendo all’apposito dock e allo schermo del nostro PC, avremo a che fare col buon vecchio impatto visivo che il titolo offriva agli utenti già anni fa su PS3, e sebbene questo non significhi il raggiungimento di un risultato tecnico all’avanguardia, i giocatori potranno godersi le loro passeggiate per i nove feudi in maniera del tutto gradevole.
Giocato invece sullo schermo di Nintendo Switch, il capolavoro di Bethesda ritrova comunque tutta la magnificenza a cui ci ha abituato in questi sei lunghi anni, a patto però di una qualità di poligoni e textures leggermente inferiore che a schermo, e qualche imprecisione per quanto riguarda lo sviluppo della profondità e dei backgrounds.
I tempi di caricamento in game risultano fodere delle stesse migliorie presenti sulle console di ultima generazione, mentre invece il tempo che il gioco si prende per avviarsi appare ancora troppo lungo: si tratta comunque di un’attesa ben riposta per tutti coloro che non vedono l’ora di continuare il loro pellegrinaggio per la terra nativa dei Nord.
In conclusione, The Elder Scrolls V: Skyrim colpisce perfettamente nel segno con la sua versione per Nintendo Switch.
Al prezzo di qualche inevitabile passo indietro sul fronte grafico rispetto ai suoi adattamenti per Playstation 4 e Xbox One, lo sbarco del capolavoro di Bethesda sulla console ibrida della casa di Kyoto si dimostra perfettamente in grado di riproporre tutte le sue ancestrali e originali emozioni in una forma più fresca e leggera che mai. La meccanica della portabilità era una delle poche cose che mancavano a Skyrim e gli sviluppatori, nell’opera di perpetrazione di questa opera che va avanti ormai da sei anni, hanno ovviato anche a questa mancanza.
Per quanto ancora sentiremo parlare di questo titolo? Sempre un minuto in meno di quanto dovuto; per quanto riguarda invece il tempo che dedicheremo a giocarci, ora grazie a Nintendo Switch e Bethesda, potremo finalmente esplorare ogni angolo della bellissima Tamriel ovunque ci troviamo durante le nostre giornate.