Da anni ormai le serie tv hanno raggiunto un tale livello di qualità da far concorrenza alla cinematografia, e il 2017 non è stato certo da meno, con nuove stagioni di serie ormai diventate cult (Stranger Things, Game of Thrones, Mr Robot) e nuove “creature” (no, non i Demogorgoni) che promettono di lasciare il segno nella storia della serialità televisiva. Tra queste ho scelto le tre che mi hanno colpito di più:
The Handmaid’s Tale
Hulu ha fatto il colpaccio del 2017 producendo questa serie che si merita senza dubbio il primo posto (così come se l’è meritato agli scorsi Emmy Awards, aggiudicandosi 8 premi) perché è un pugno allo stomaco.
Sentendone parlare diresti che no, una cosa del genere non potrebbe mai succedere nel mondo reale. Ma guardandola non ne sei più così sicuro. Perché nonostante il romanzo da cui è tratta sia stato scritto nel 1985 da Margaret Atwood, il tema è estremamente attuale e da femminista posso solo essere contenta e orgogliosa che a una serie così qualitativamente bella e che tratta un argomento così importante siano stati riconosciuti i giusti meriti.
The Punisher
Ero piuttosto indecisa sul secondo posto (ha combattuto con Anne with an E, Legion, Una serie di sfortunati eventi) ma Jon Berthanl – e Netflix – hanno fatto breccia nel mio cuore. Il personaggio televisivo del Punitore mi aveva già conquistato nella seconda stagione di Daredevil, questo giro è stato solo l’ennesima conferma. Anche il resto dei comprimari sono caratterizzati piuttosto bene, da Karen Page a Billy Russo, passando per il fantastico David “Micro” Lieberman. Spero di rivedere presto Frank Castle in Daredevil 3, e magari anche in The Defenders 2, così da insegnare a quei quattro come si menano le mani per davvero.
Dark
Serie corale, tedesca, ancora Netflix. Le ho dato il terzo posto solo perché ci mette un po’ a ingranare, ma dal quinto episodio va come un treno e non gli si può negare che il reparto tecnico sia eccezionale.
La fotografia è gelida e sembra quasi di sentirla quella pioggia costante (qualcuno regali degli ombrelli ai personaggi, per favore) Gli attori non sono belli belli in modo assurdo, ma è giusto così, perché i personaggi non sono gradevoli, né fuori né tantomeno dentro. Il mindfuck da viaggio spazio-temporale c’è, ma per fortuna siamo ben allenati grazie a Doctor Who.