La serie televisiva più disturbante del panorama odierno ha già percorso molta strada. Black Mirror applica la tecnologia come filo conduttore, in grado di unire tutte le puntate, analizzando e portando all’eccesso gli effetti del progresso tecnologico sull’essere umano. Acquistata da Netflix a partire dalla terza stagione, la serie televisiva ha riscosso molte critiche, per via dell’abbandono dello sconcerto in molti episodi, spesso più leggeri e meno satirici. Anche questa stagione continua a ricevere pareri contrastanti, in cui la delusione sembra essere il responso maggiore; tuttavia Black Mirror dimostra di funzionare nuovamente dopo quattro stagioni, difatti, la serie nasce per far discutere e riflettere sul nostro futuro sempre più connesso alla sfera digitale.
Composta di sei puntate, Black Mirror cerca in primo luogo di essere godibile, sacrificando forse quella carica disturbante delle prime due stagioni, in favore di alcune puntate dai toni più leggeri, inserendo un’ironia che smorza le riflessioni onnipresenti sul binomio uomo – tecnologia. Conservando i suoi temi più cari, la serie si evolve cercando di esplorare vari generi, passando dal post apocalittico ad una love story ambientata in una realtà distopica. Nel proseguire le puntate ci accorgiamo, come quasi ogni episodio, tratti l’insicurezza dello spirito umano e il successivo eccesso nel manifestare il controllo sugli altri.
La fragilità di una madre che sottopone la figlia ad un controllo forse necessario per lei; un genio vittima e carnefice del suo sentirsi escluso ed emarginato; cercare il partner attraverso un dispositivo, perché si è insicuri delle proprie scelte; sono tutti esempi di quest’ultima stagione dove uomini e donne sono in cerca di un rifugio, aiutati da strumenti digitali portatori di una felicità illusoria. Charlie Brooker ha svolto un buon lavoro nella chiusa finale, in cui la sua creatura ci mostra le azioni estreme di un uomo posseduto dalla ricerca tecnologica, manifestando il cuore di Black Mirror in cui non riusciamo a placare la nostra sete di progresso tecnologico.
Black Mirror è cambiata nel corso degli anni, la nuova fase Netflix forse perde quel tratto traumatico; tuttavia, pur non esente da difetti, questa quarta stagione è un buon risultato ed è sempre in linea con l’obiettivo del progetto: far discutere.