La generazione videoludica corrente ha scoccato molte frecce dal suo fecondo arco; titoli di importanza colossale che verranno con ogni probabilità ricordati per i decenni a venire, titoli magnifici e imponenti che ci hanno colpito come fossero scariche di pugni per la potenza del loro glorioso impatto, e Horizon: Zero Dawn è uno di questi.
L’ultimo titolo di Guerrilla Games, è un’opera d’arte che basa la sua essenza sull’elegante compostezza e la grazia, facendo sembrare gli altri esponenti del mondo dei videogiochi attuale degli opprimenti lavori rococò, delle barocche cornici di legno laccate di finto oro.
Questo titolo, annunciato all’E3 del 2015 è riuscito a trasmettere fin da allora una sensazione di serenità sognante, quasi rassegnata.
Mille anni dopo il nostro tempo infatti, il mondo come lo conosciamo noi è caduto e si è risvegliato in una preistoria post apocalittica dove gli uomini sono riuniti in associazioni tribali e il concetto di natura e macchine si è mescolato quasi indissolubilmente.
Eppure, nonostante nulla sembri giustificarla un senso di pace zen permea la terra.
La bellezza di Horizon: Zero Dawn è paragonabile a quella delle mattine d’inverno, quando il freddo sole, per quanto magnifico non riesce a farci dimenticare il gelo della notte e ci chiede anzi di accettarlo, insieme alle sue affettuose debolezze.
LA DISCESA DALLA MONTAGNA
La storia di Horizon: Zero Dawn ci metterà nei panni di Aloy, una ragazza che sebbene sia nata in questo mondo disastrato, di questo sa realmente poco, essendo cresciuta come emarginata dalle tribù e dagli insediamenti umani insieme a Rost, l’uomo che si prende cura di lei fin dalla sua nascita.
Maturando però Aloy decide di avvicinarsi alla società umana per fare chiarezza sulla sua situazione da emarginata e scoprire qualcosa riguardo ai suoi ignoti genitori.
Questo la porterà a scoprire una realtà nuova quanto crudele e, scesa dalla montagna nella valle dove viveva con Rost, ad allargare i suoi orizzonti e riuscire a sopravvivere anche in questi.
Per ogni giocatore, di qualunque età e sesso, non sarà difficile immedesimarsi nei panni di Aloy e vivere così un’ avventura ancora più intima e immersiva: la ragazza, al pari nostro, non sa nulla del mondo al di là della valle sacra in cui è cresciuta e per lei come per noi, ogni passo in questo mondo è un timido sguardo colmo di meraviglia a ciò che è sconosciuto.
Noi con audacia e curiosità abbiamo deciso di abbandonare la tiepida sicurezza della nostra vita fino a questo punto e siamo pronti a affrontare le responsabilità di questa scelta.
Ad aumentare ulteriormente l’immedesimazione con la protagonista e ad aumentarne la qualità, si presenta anche la possibilità di scelte diverse durante i dialoghi: potremo agire come una Aloy razionale, una impulsiva o una accorata, modificando così non solo le linee di dialogo ma anche alcuni elementi della nostra storia che sarà così ancora più “nostra”.
CACCIATORI DELLA NUOVA ERA TRA LE ROVINE DELL’ANTICHITÀ
Il gameplay di Horizon: Zero Dawn trae la sua forza da molti generi diversi per creare una miscela riuscita, coinvolgente e che sarà veramente difficile da abbandonare per motivi di noia: un open-world dove forti elementi GDR si uniscono a meccaniche prettamente survival.
Il sistema di combattimento è quanto mai divertente e la variazione di debolezze e resistenze dei nemici, con conseguente differenza di metodi per abbatterli, spinge ad imbracciare le nostre armi anche per il puro gusto della caccia.
Braccheremo creature che hanno ereditato la terra in questa nuova era con arco fionda e lancia.
L’esplorazione è una componente fondamentale del titolo e, chiunque goda del piacere della scoperta di un nuovo sentiero o di un belvedere (di cui la mappa è meravigliosamente fertile), di sicuro vivrà come un balsamo le lunghe passeggiate per il mondo di gioco a cui saremo chiamati o alla ricerca dei quattro tipi di collezionabili presenti o anche per puro diletto personale.
Le ambientazioni sono ottimamente curate, ricche di dettagli e stimoli.
Il loro maggiore punto di forza, però, è la compostezza: in un titolo che vede un post apocalisse in cui le macchine sono in cima alla catena alimentare, il rischio era di rendere l’atmosfera pacchiana e ricolma di dettagli che avrebbero reso l’esperienza asfissiante. Così non è stato.
Le mappe sono varie, ampie e ariose e muovendosi tra queste potremo notare una differenziazione della morfologia del territorio che stiamo esplorando ben riuscita.
Grazie a questo elemento il girovagare per la mappa non sarà affatto noioso né stucchevole e, nonostante l’opzione dei viaggi rapidi tra un luogo e un altro sia presente, spesso coloro che sono sensibili alla bellezza sceglieranno lo spostamento a piedi.
LA CREAZIONE DELL’ORIZZONTE
Il comparto grafico è di ottima fattura, sia nella versione Playstation 4 Pro, dove le immagini non sono per nulla vittime di sfocatura dell’upscale in 4K, sia sulla versione fat della console di Sony, nella quale il frame rate resta stabile sui 30 FPS e i poligoni ben definiti.
Il motore grafico che ha reso possibile il lavoro è l’ormai già noto Decima Engine che, sviluppato grazie ad una collaborazione tra Giappone e Olanda, deve il suo nome a Dejima, un’isola artificiale al largo della costa del Sol Levante, dove olandesi e nipponici intrattenevano attività commerciali nella seconda metà del 1600.
L’immagine appare nitida anche scrutando grandi distanze nello schermo e i dettagli sono sempre godibili e curati.
Anche il comparto sonoro è del tutto all’altezza della maestosità del titolo, inni tribali e melodie toccanti si intrecceranno nella soundtrack per andare ad intensificare in maniera coerente quelle sensazioni che sono già ottimamente suggerite da ambientazioni e situazioni di gioco.
Da sottolineare è la presenza in alcuni brani della cantante e polistrumentista Julie Elven che, avendo già debuttato nel mondo delle colonne sonore di videogiochi con la OST di World of Warcraft: Legion, in questa sua ultima performance artistica compie un altro passo di maturazione vocale e stilistica.
Le fonti di ispirazione a cui attinge Horizon: Zero Dawn sono molteplici e di diversa natura.
Da una parte i forti elementi ultratecnologici e sci/fi dovuti ai nemici robotici creano la principale sensazione di sfida per il fattore action del gioco.
D’altro canto invece c’è il lato più introspettivo, dovuto alle grandi influenze della realtà tribale che richiama spesso agli usi e ai costumi dei nativi americani.
Una delle prime scene di dialogo con Rost infatti spiega come le macchine siano ormai parte integrante della natura incontaminata del mondo e che, sebbene queste vadano cacciate per la sicurezza e il sostentamento degli umani, questi ultimi debbano sempre portare loro rispetto, allineandosi con le usanze dei cacciatori Sioux che, una volta abbattuta la loro preda, le chiedevano scusa, spiegando che lo facevano per il bene della tribù.
Per quanto mi riguarda, fin dal primo trailer di annuncio del lavoro di Guerrilla, non sono riuscito a non pensare ad Enslaved: Odissey to the West, gioco di azione e avventura sviluppato da Ninja Theory nel 2010.
In parallelo i titoli presentano infatti lo stesso ambiente post apocalittico, dove la natura ha reclamato per sé le rovine dell’era nostra contemporanea e le macchine sono la prima minaccia per i pochi insediamenti umani rimasti.
In entrambi si respira la stessa aria, si prova la stessa sensazione di camminare sui relitti di una civiltà che ha provato disperatamente a salvarsi dall’estinzione ma ora riposa, sconfitta e stanca di combattere.
Ovviamente parlare di plagio non sarebbe tanto un azzardo quanto più un vero e proprio errore dettato da un’imperdonabile ristrettezza di vedute: i due mondi, per quanto simili, hanno elementi di stacco viscerali e le storie che narrano sono quanto di più differente si possa immaginare.
In conclusione, Horizon: Zero Dawn è un titolo ottimo, maturo e in grado di mantenere le molte promesse fatte prima del lancio.
Nella sua storia infatti questo narra della caduta di un mondo ormai quasi totalmente artificiale e dell’avvento di uno nuovo, un punto di arrivo che si fonda su tutte le esperienze passate.
Nel panorama videoludico odierno il gioco è una perla e un vanto per la generazione corrente che, anche grazie ad esso, fa un altro importante passo verso la maturazione definitiva e la consacrazione.
Non un profeta di rovine dunque, ma una splendente guida per i suoi simili che desiderano non cadere mai.