Lo zombie è una creatura iconica raccontata in tantissimi contesti differenti, dai prodotti audiovisivi drammatici a quelli comedy; Santa Clarita Diet appartiene alla seconda tipologia, inserendo sottotesti colti e interessanti, mascherati dall’atmosfera trash che permea la visione delle puntate. Creata da Victor Fresco e distribuita da Netflix, la serie televisiva statunitense comprende dieci episodi dalla durata di 30 minuti, avvalendosi di un cast molto interessante.
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Cittadina comune della provincia americana, Santa Clarita ospiterà la trasformazione di una famiglia borghese, mutata dall’improvviso cambiamento di Sheila Hammond, la quale diventerà una madre – zombie che cerca di sopravvivere alla normalità. Ad aiutare il neo Undead ci saranno altri personaggi, i quali scopriranno in loro stessi sfaccettature lontane dallo stereotipo del borghese americano. Sapersi reinventare diventa perciò il fulcro della narrazione, in cui il ritratto della provincia sarà portavoce dell’infedeltà e della corruzione, di una classe sociale americana molto consumista.
La particolarità del cast è senz’altro Drew Barrymore, in un ruolo molto significativo nella sua carriera. Protagonista di molte commedie romantiche come Duplex – Un appartamento per tre e 50 volte il primo bacio, il suo personaggio diventa la perversione estrema di quelle donne innamorate. Degenerazione di quei ruoli appena citati, la Barrymore è perfetta, avendo incarnato molto spesso quella borghese americana che è costantemente derisa dalla serie televisiva. A completare la coppia ci pensa Joel Hammond, interpretato da Timothy Olyphant; avremmo voluto un attore decisamente più coinvolto nella carriera della Barrymore come Adam Sandler, ma la chimica della relazione è molto soddisfacente.
Nella seconda stagione quasi tutto rimane invariato pur aprendo nel finale nuovi archi narrativi, i quali non sono abbastanza per soddisfarci del tutto. La psicologia dei personaggi è approfondita e la linea di demarcazione tra la vita comune e quella zombie – family si assottiglia; difatti, in questa stagione ci hanno mostrato il disperato tentativo di vivere come se fosse tutto normale, ma il limite è stato superato da molto tempo. Non ci resta che aspettare la terza stagione, sperando in una nuova annata che evolva quei personaggi, desiderosi di entrare nell’ordinaria borghesia americana. Con qualche forzatura, Santa Clarita Diet resta un prodotto godibilissimo, in cui la pretenziosità non ci è mai mostrata.
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