Graveyard Keeper è un gioco indie sviluppato da Lazy Bear Games e pubblicato da tinyBuild, uscito il 15 agosto 2018 su Xbox One e Mac/Linux/PC, tramite gli store digitali Steam e GoG.com. Il titolo ad una prima occhiata risulta essere fascinoso e dotato di un certo carisma, tutto ciò dovuto principalmente allo stile grafico volutamente retrò realizzato sotto forma di pixel art ed alla presentazione di un mondo vario e vasto.
Ma, ed è un grosso ma, un qualsiasi gioco non deve essere solo graficamente interessante oppure vasto per poter funzionare, in quanto sono i suoi contenuti a dover suscitare nel giocatore la voglia di addentrarvicisi sempre più in profondità, scoprendone ogni dettaglio e segreto. Basti pensare alle due recenti e cocenti scottature che tutti noi giocatori ci portiamo dietro: No Man’s Sky e Sea of Thieves, ambedue titoli tanto vasti , quanto vuoti; titoli nati già morti destinati ad esaurirsi nel giro di poche ore(con frustrazione ed amarezza serviti a parte).
Graveyard Keeper è l’emblema di ciò che ho appena affermato…ma è decisamente più subdolo e furbo nel farlo! Il titolo offre l’illusione di avere numerosissime possibilità al suo interno, dando al giocatore la sensazione di avere di fronte a sé qualcosa di finemente strutturato ed articolato: numerosi NPG, un gargantuesco albero delle abilità e diversi mansioni da dover assolvere. Ma bastano poche ore di gioco attento per lacerare il velo di Maya e giungere alla conclusione del fatto che si tratti semplicemente di ripetere all’infinito le stesse azioni per ore ed ore senza avere un vero e proprio fine se non il farming stesso(ne parlerò abbondantemente a breve). Graveyard Keeper esaspera il concetto di grinding, portandolo a vette sconosciute ed inarrivabili di insopportabilità che io abbia mai visto nella mia carriera videoludica.
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Un mondo inconsistente
Tutto inizia nel nostro mondo durante una serata particolarmente piovosa, quando un uomo di mezz’età sta tornando a casa per riabbracciare la sua compagna di vita; il protagonista però, incautamente, attraversa la strada scrivendole un messaggio, non notando così la macchina che lo investirà ponendo fine alla sua vita…
…o forse no! Quest’uomo senza nome si ritrova infatti in una dimensione nebbiosa, dove una strana entità, avvolta dalle tenebre e dotata di due occhi rossi che sembrano provenire direttamente dall’inferno, gli ordina di assolvere un compito: divenire il nuovo Guardiano del Cimitero di una terra medievaleggiante e misteriosa che sembra non avere alcun legame con la realtà.
Inizialmente l’unico ad aiutarlo nel suo compito è Gerry, un teschio parlante dall’umorismo e abitudini di dubbio gusto, fornendogli istruzioni sul trattamento dei corpi e qualche trucchetto per arrotondare il salario lucrandoci sopra(non lo volete sapere ed io non ve lo dirò, fidatevi). All’arrivo del vescovo verremo invece introdotti alla gestione vera e propria del cimitero, dal seppellimento dei morti alle ristrutturazioni delle tombe già presenti.
Per fare tutto questo avremo bisogno di soldi e materiali vari, reperibili tutti sia craftando che comprandoli nel vicino villaggio, dove inoltre potremmo scoprire diverse informazioni relative alla lore di Graveyard Keeper.
Il nostro Custode si piega alla volontà stessa di questo mondo inconsistente, nella speranza di poter tornare prima o poi alla sua vecchia vita nel mondo reale, dove non ci sono teschi parlanti che ti suggeriscono di macellare i corpi per poi rivenderli al mercato come se nulla fosse(io ve l’avevo detto che non lo volevate sapere).
Recupera il materiale, crafta e ripeti all’infinito
L’unica dinamica di gioco di Graveyard Keeper è solo questa: recupera i vari materiali sparsi nelle aree di gioco, con essi crafta nuovi attrezzi, tavoli da lavoro e/o tombe e ripetere tutto all’infinito…per ogni singola quest. Le nuove fabbricazioni serviranno solamente a migliorare l’estrazione, il raffinamento o la costruzione, svelando che non vi sia nulla che soggiaccia sotto a questo obiettivo effimero.
A questo si aggiunge la barra dell’energia, che dovrà essere tenuta costantemente sotto controllo, in quanto una volta esaurita l’unica azione che potremo compiere sarà quella di andare a letto per recuperarla. Tutto ciò mi ha dato semplicemente l’impressione di allungare il brodo piuttosto che essere una componente interessante di gameplay, in quanto ogni volta saremo costretti a tornare indietro e riposarci; un banale pretesto che lungo andare infastidisce, soprattutto vista la mole immane di materiale da dover raccogliere e raffinare. Se Graveyard Keeper sarebbe riuscito ad irritare già normalmente, l’essere vincolati all’energia frustra a livelli inconcepibili.
L’estetica conta relativamente poco
Lo stile grafico di Graveyard Keeper è la cosa che più colpisce di tutto il titolo, come già detto, in quanto scanzonata, dai colori vivaci e dotata di una cura per i dettagli non indifferente. Ma, ahi noi, i giochi non devono essere accattivanti solo a livello estetico, devono infatti avere un carisma che purtroppo al suddetto gioco manca non solamente a livello di gameplay, ma anche per quanto riguarda il comparto audio non eccezionale e che per la maggior parte del tempo passerà del tutto inosservato(…o meglio, inascoltato).
Il comparto tecnico di Graveyard Keeper ha del potenziale, ma che purtroppo da solo non riesce a salvare un titolo che avrebbe dovuto possedere un game design più solido, una narrazione valida non basata su pretesti stupidi ed un gameplay più vario del semplice ripetere una sola azione all’infinito. Se a questo già triste piatto aggiungiamo anche qualche freeze di gioco, otteniamo un prodotto che sarebbe dovuto essere pensato meglio piuttosto che allargato a dismisura senza dare però un fine a tutto questo contenuto che viene nullificato in meno di un’ora di gioco.
Conclusioni
Graveyard Keeper è un gioco privo di idee originali, che per poche che siano non riescono collimare in un quadro armonico, generando solo un caos di azioni ripetute condito da irritazione e frustrazione a profusione. Creare un gioco vasto non è sinonimo del creare un gioco di qualità, ed è proprio il caso del titolo in questione che, nel marasma di elementi simili tra loro che offre, non riesce a puntare su un obiettivo sensato, lasciando così il giocatore in balia della noia e di un’incredibile sensazione di vuoto.
Un gioco fine a sé stesso che mi ha lasciato con una grande sensazione di incompletezza che pochi altri titoli mi hanno lasciato. Da questo si trae un’importante lezione, che non dovrebbe sfuggire a nessuno sviluppatore: il grinding è uno strumento di gioco al servizio del giocatore, se avviene il contrario si viene a creare un problema non indifferente.
*Versione Testata: PC, grazie al codice fornitoci dal publisher