Mi capitasse per le mani un gioco “normale”, dico io.
Mi trovassi una tamarrata in stile action movie americano, dove l’unica cosa da fare è sparare ai cattivi e sorbirsi frasi a effetto non richieste appena prima di esplosioni apocalittiche e fiumi di proiettili, ci sarebbe poco da dire: è bello, è brutto, com’è la storia. Fine recensione.
E invece no.
Disponibile su Playstation 4, Xbox One, PC, Nintendo Switch e dispositivi mobile, ci troviamo ad aver a che fare oggi con Storm Boy: The Game, ultima fatica di Blowfish Games, già autrice di Morphite e altri titoli che si sono ritagliati una fetta più o meno importante degli onori della cronaca.
Questo ultimo prodotto degli sviluppatori è però quantomeno particolare: coraggioso e tradizionale da una parte, dall’altra si attesta con forza come innovativo e allo stesso stesso tempo ben piantato nei suoi canoni.
Ma che cos’è quind Storm Boy: The Game?
Riprendendo il titolo dell’articolo, il prodotto è un “videogioco per un soffio” perchè se solitamente un comparto narrativo può avere un importanza più o meno preponderante nel complesso del progetto, qui è senza problemi il 95% dell’essenza dello stesso.
Ambientata sulle spiagge dell’Australia del sud, sul delta del fiume Murray, la storia riprende in maniera fedelissima gli avvenimenti narrati nel racconto per bambini scritto da Colin Thiele nel 1964, intitolato appunto Storm Boy. Il protagonista, chiamato proprio “Storm Boy” sarà anche il personaggio che andremo a impersonare e con il quale svilupperemo un’empatia particolare, in grado di farci avvertire le sue emozioni e le sue amicizie come nostre stesse. Il giovanissimo ragazzo infatti è poco più di un bambino molto sensibile, che incurante delle responsabilità richieste dal suo dover crescere, adora passare il suo tempo ad aiutare la colonia di pellicani stanziata sul delta del fiume, e soprattutto giocare con il suo amico pellicano Mister Percival.
Il mondo degli adulti però avanza senza pietà, e nel corso della breve narrazione Storm Boy e Mr. Percival si troveranno protagonisti di avventure, situazioni e avvenimenti molto più maturi e tragici di quanto questi avrebbero voluto, che alla fine cambieranno completamente l’universo di Storm Boy, non piegandolo ad una vita grigia e triste, ma contribuendo a renderlo un uomo fatto.
Se dal punto di vista narrativo abbiamo dunque una storia definita e, per quanto tradizionale, in grado di accompagnare il giocatore nell’esperienza di introspezione in maniera più che soddisfacente in tutta la sua durata, di circa 30 minuti, il comparto di gameplay più puro è un mero riempitivo ai fini del progetto. Storm Boy non si può nemmeno definire un walking simulator, perchè privo di qualunque componente esplorativa o comunque qualcosa che ci faccia avvertire una progressione all’interno di un ambiente. Il giocatore può semplicemente muovere il piccolo protagonista attraverso lo scorrimento orizzontale, e così facendo triggerare la comparsa a schermo di testi che di fatto altro non fanno se non raccontare la storia. Man mano che il nostro avatar slitta sulla spiaggia ci troveremo faccia a faccia con nove punti di interesse, con i quali potremo interagire per cimentarci in altrettanti semplicissimi minigiochi, che alla prova dei fatti non hanno nessun’impatto sullo svolgimento della nostra avventura. paradossalmente questi potranno essere addirittura skippati per proseguire direttamente verso il finale della breve storia, che continuerà a raccontarsi con i testi a schermo qualunque sia la nostra decisione.
I minigiochi infatti non hanno la benchè minima profondità o importanza: non hanno di fatto nemmeno dei veri e propri obiettivi da raggiungere per essere “vinti” e si presentano perciò semplicemente come delle meccaniche semplici per staccare un momento dalla narrazione pura e immergere il giocatore nel contesto della storia, prima di proseguirla oltre. Si tratta dunque di pura enfatizzazione di ciò che è già narrato, approfondimento di un ambientazione o di una sensazione, più che di vera e propria esperienza ludica.
È un lato negativo? Ognuno avrà la sua personale risposta davanti ad una questione frutto certamente di una scelta ben precisa in fase di stesura concettuale dell’opera.
Per quanto riguarda il comparto artistico, il titolo è molto pregevole. I luminosi colori pastello delle ambientazioni rendono perfettamente l’immaginifico di un’atmosfera sognante e infantile, e la colonna sonora rilassante e ariosa si sposa perfettamente con ciò che il titolo vuole trasmettere.
Anche in concomitanza con il climax narrativo del pre-finale, la tavolozza dei colori e le note sul pentagramma si adeguano perfettamente al mutamento di atmosfere, e riescono ad accompagnare con grande coerenza e notevole qualità il giocatore, aumentando ancora di più la già buona immersione.
Un paio di riflessioni sono dunque doverose riguardo Storm Boy: The Game e anche GRAZIE al suddetto titolo.
Oggi più che mai ci si chiede: questo è un videogioco? Ho davvero giocato a qualcosa, o invece sono stato accompagnato all’interno di una narrazione, in questo caso di un grande classico? Sono convinto che se fosse la seconda certo non sarebbe una cosa negativa.
Storm Boy: The Game apre un mondo di possibilità al medium videoludico: un videogame che è gioco, audiolibro, prodotto artistico e possibilità di venire a contatto con l’opera di un autore non sarà forse apprezzato da tutti, ma è perfetto per molti ambiti.
Ci sono milioni di genitori in Italia che hanno una percezione distorta, o comunque limitata, di quello che è il videogioco, e entrando in contatto con titoli con un eco enorme come Fortnite, Minecraft o altri grandi blasoni si chideono giustamente “qual’è l’ètà giusta alla quale posso comprare una console di gioco a mio figlio?” Storm Boy: The Game dà un’ulteriore risposta a questa domanda. Il titolo si mostra perfetto per un contesto familiare di educazione, perchè ideale sia per adulti che per bambini di piccola età, che potranno così avere un’assaggio di videogioco mentre si vedranno narrare una storia che è anche parte di un bagaglio di classici notevoli.
Sempre per gli stessi motivi il titolo è perfetto anche per l’ambiente scolastico: inglese, letteratura sono solo alcune delle materie che Storm Boy: the Game può aiutare ad essere trasmesse col suo medium potente. Questo però è un discorso assai più lungo e non è il momento di affrontarlo qui.
Concludendo Storm boy: The Game forse non è propriamente un videogioco e basta, ma spogliato dell’immagine canonica di videogame, il titolo riesce a parlare di qualcosa di nuovo, e di infinite possibilità. Questo, ovviamente, a chi saprà ascoltare.
*Codice digitale fornito dagli sviluppatori