Il mondo come l’ha disegnato il dottor Xavier è in realtà semplice: un popolo di mutanti che dall’alto vola e protegge una terra dove questi, insieme agli umani, vivono in pace e serenità. Nel cielo che sovrasta questo mondo ideale, però, si stanno addensando nere nubi all’orizzonte.
In arrivo nei cinema, X-Men: Dark Phoenix è chiamato a tenere fede al nome del leggendario volatile cui il titolo si ispira, risorgendo dalle ceneri di un’attesa sempre troppo tiepida tra un capitolo e l’altro per manifestarsi al pubblico in maniera tanto convincente quanto impattante, e sembra che questa volta abbia tutte le carte in regola per farlo.
Nato dal connubio tra Marvel e 20th Century Fox, X-Men: Dark Phoenix inizia la narrazione in una medias res tranquilla. Nonostante i dubbi nutriti dalla frangia meno “pragmatica” dei mutanti, il Dr. Xavier prosegue la sua opera di integrazione del suo mondo con quello umano, ottenendo ottimi risultati soprattutto grazie al suo spirito di iniziativa e alla volontà di fare il primo passo. È Mystica inizialmente ad accusare Xavier di non rischiare mai in prima persona la vita, e di usare gli X-Men come pedine nel suo piano, che sebbene sia encomiabile, rimane suo e incurante della qualità della vita dei mutanti. In questo clima di dissenso strisciante, il focus si pone subito fortemente su Jean Grey, membro della scuola di Xavier fin da bambina e ora parte integrante del gruppo d’azione. L’intero film si pone senza maschere come una cronaca della sua sola storia, ascesa e falò della fenice nera.
Quello per cui i trailer del film avevano colpito sin dall’inizio era stato, più che un universo narrativo che è costretto a rivaleggiare con il vero e proprio colosso degli Avengers, un impatto visivo maestoso, frutto di una cura e un impegno maggiori che mai per rendere i personaggi che ormai tutti conosciamo in una tinta dark e attentamente introspettiva. La missione a conti fatti riesce però solo in parte.
Dal punto di vista puramente estetico infatti, il film colpisce nel segno. La fotografia è curata, le scene di combattimento spettacolari e gli effetti che accompagnano queste ultime come il resto della produzione soddisfacenti.
È parlando di sceneggiatura che X-Men Dark Phoenix comincia ad offrire in maniera troppo accentuata il fianco a quelli che sono in grande parte i suoi non trascurabili difetti. A fronte infatti di una prestazione attoriale da parte degli interpreti di buon livello, la scrittura dei personaggi e il modo in cui interagiscono tra loro all’interno della vicenda non risulta in ultima analisi credibile. Tra un dottor Xavier schiavo di un idealismo che troppo spesso si scontra con una pragmaticità sempre sbagliata nel focus, un poco probabile Magneto che ha riscoperto la sacralità della vita e ora abita nel sottotetto di una fattoria dove accoglie altri mutanti (salvo poi abbandonare totalmente il suo progetto per uccidere Jean e cambiando NUOVAMENTE idea nel finale), il film da troppo spesso modo ad un angolo della bocca del pubblico di incresparsi perplessa, e alle sopracciglia di alzarsi allibite.
Il fatto è anche che all’interno di X-Men Dark Phoenix, molte delle scene che dovrebbero aumentare il tasso emozionale della produzione semplicemente non colpiscono. Sia per quanto riguarda la morte di un personaggio storico in particolare della saga che in 4 minuti di orologio saluta tutti con una scena che onestamente poteva essere gestita meglio, sia per quanto riguarda episodi flashback della vita di Jean che si sviluppano in maniera davvero troppo scontata, il carico emotivo del film fallisce a colpire la sala, affidando tutte le sue potenzialità di trasmissione di qualche sentimento alle sole scene in cui il comparto visivo si volge ad esaltare in tutta la sua superiorità Jean, la Fenice Nera.
Nonostante però anche una storia scritta in maniera comunque superficiale, con un cliché dell’invasione aliena da parte di esseri spaziali che prendono le sembianze umane onestamente agghiacciante, la pellicola riesce a porre il focus in maniera comunque corretta su Jean, esaltando tematiche come la maturazione personale, la responsabilità e la gestione del potere, per quanto abbastanza canoniche in molti film sui supereroi.
In ultima analisi infatti possiamo dire che X-Men Dark Phoenix è, in maniera un po’ troppo semplicistica, solo questo: un film che parla di supereroi.
Si tratta di un cinecomic del tutto classico, mai troppo approfondito ne recante pretese di alcun tipo.
Solo un film sui supereroi, bello da vedere, desolante da analizzare.
Il suo punto di forza principale, quello del puro impatto visivo, si pone come un faro nella notte, oscurato dalle nere nubi di una sceneggiatura migliorabile e una storia in troppi punti scontata. Poco approfondito e approfondibile, il film è comunque un prodotto gradevole, capace di tenere compagnia e intrattenere senza intoppi e in maniera liscia per tutta la sua durata.
I 106 minuti della sua durata scorrono piacevoli e permettono agli spettatori di avere esperienza di quella che è quasi una monografia di Jean Grey, una fenice incandescente costretta nel suo vaso di cenere, unica e dimenticata come una fiamma nera nell’oscurità più completa.