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Che la terra di Madaras sia un luogo strano lo si intuisce immediatamente, ma forse che questa debba essere salvata da sei dei peggiori criminali dell’epoca corrente è un po’ troppo da mandare giù.
Scritto da Justin Jordan e disegnato da Alex Guimaraes e Rebekah Isaacs, ha fatto recentemente la sua apparizione nelle fumetterie il nuovo progetto di Image Comics e Skybound: si tratta di Reaver, un prodotto che già col suo primo albo ha stuzzicato la fantasia e le speranze di pubblico e critica di avere per le mani un’opera fantasy capace di imporsi in un panorama di genere sempre vivido, ma che manca forse ultimamente di qualche punta di diamante.
Riuscirà il progetto in questo suo intento? Per scoprirlo noi di Serial Gamer Italia ci siamo prontamente lavati le mani sudaticce e le abbiamo lestamente calate sulla versione digitale dell’albo. Ecco il nostro parere.
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Ambientata come già anticipato nel continente esplorato della terra di Madaras, la trama dell’opera inizia in medias res, nel bel mezzo di un conflitto militare tra le forze dell’Impero e quelle del protettorato, che combattono da tempo per il predominio sulla landa.
Dopo un breve prologo che ci catapulta sul campo di battaglia, scopriamo che la guerra sembra volgere ultimamente al peggio per l’impero, che vede ogni sua mossa misteriosamente anticipata dagli avversari, andando a definire una serie di sconfitte campali e non che lasciano presagire il peggio per l’economia finale del conflitto. Grazie alla rivelazione di un misterioso quanto inquietante stregone però si viene presto a sapere che questo strano fenomeno è dovuto all’utilizzo da parte del Protettorato di un potere oscuro liberato tramite un rituale sanguinario che avviene presso L’Incudine, un imponente tempio-fortezza dove il nemico tesse le sue oscure trame.
Fermare questo rituale è un compito prioritario per poter vincere la guerra, e gli alti generali dell’esercito imperiale mettono a punto un piano tanto semplice quanto folle: dopo aver ripescato dalle prigioni di massima sicurezza sei dei criminali più pericolosi del mondo, formano una task force con l’obiettivo di infiltrarsi nel territorio avversario e concludere il rituale. Nessuna opzione fattibile su un eventuale ritorno in patria sani e salvi.
Si assiste così alla nascita di una vera e propria suicide squad, che costretta dalle minacce di una subdola morte, si troverà a dover fronteggiare una missione sotto copertura volta alla distruzione del nemico, e di sè stessa.
La salvezza del mondo non è mai stata così soggetta a compromessi
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Le ambientazioni così come l’atmosfera espressa dal volume pescano a piene mani dall’immaginario Dark Fantasy, con una storia che vede poste le sue basi su montagne di cadaveri e battaglie truculente. L’innesto inoltre della tematica dello spionaggio, dell’intrigo politico e della strategia bellica va poi a dare una dualità di caratterizzazione a Reaver, che vede da una parte appunto queste scelte e dall’altra di fatto il più classico dei viaggi avventura da parte di un manipolo di (anti)eroi, che con un obiettivo ben definito fin dal principio si troveranno senza dubbio a dover fronteggiare situazioni eclatanti e vicissitudini infinite per portare a termine la missione.
Si tratta in realtà sulla carta di elementi tutti già visti in miriadi di opere precedenti, sia nelle loro parti più “sottili” (rituali, tavoli bellici e intrighi politici), che nelle più tradizionali odissee fantasy anni ’70: la grande scommessa di Reaver è quella di creare una amalgama equilibrata tra le due cose e inserendola in un universo narrativo fresco, andare a creare qualcosa di nuovo. Solo i prossimi albi però potranno dirci se l’opera riuscirà nell’intento.
Anche la presenza di veri e propri antieroi al posto di figure più “chiare” è un elemento fattivamente non certo nuovo: la creazione di un vero e proprio party da GDR con ladri, stregoni berserker elfi et similia è una meccanica quantomai classica, e i personaggi, per ora comunque interessanti, saranno chiamati a dare prova di essere ben scritti e capaci di rapire il pubblico dei lettori con le loro imprese e soprattutto con le loro caratterizzazioni. Anche qui il giudizio è rimandato ai prossimi svolgimenti.
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Per quanto riguarda il comparto visivo collegato all’opera, Reaver si impone sin dal primo sguardo come un prodotto di ottima fattura. La bellissima copertina di Becky Cloonan, raffigurante una delle protagoniste della storia, introduce il lettore ad avere esperienza del buonissimo lavoro di Guimaraes e Isaacs.
Le illustrazioni che caratterizzano tutto l’albo si rifanno ad uno stile di disegno molto “occidentale” e fresco, in grado di supportare una sceneggiatura forse inizialmente troppo dinamica e sconnessa, ma che col proseguire delle pagine trova il suo equilibrio nello sposare il movimento e la vivacità delle vignette colorate con tonalità vivide e in realtà lontane dall’atmosfera dark che caratterizza l’universo narrativo.
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Concludendo Reaver si dimostra essere tanto un opera in grado di essere apprezzata dal pubblico, che una sfida per gli autori, che si trovano per le mani un progetto di ottime speranze: appena nato il prodotto ha tante possibilità di fallire quante sono quelle di sbocciare in qualcosa di grandioso, capace di trarre vigore dall’immaginario dark fantasy e dalla scuola classica.
Come il destino di Madaras, le sorti di quest’opera sono nelle mani del futuro, e il viaggio verso questi è appena iniziato