Ritual: Crown of Horns, horde game sviluppato da Draw Distance ed edito da Feardemic, è giunto su PC(via Steam) e Switch il 7 novembre 2019 al prezzo di 19,99 €. Andremo ora a discutere delle principali dinamiche di questo bizzarro titolo che cerca di connubiare al suo interno temi del tutto diversi.
All’interno di Ritual: Crown of Horns, infatti, entrano in contatto il Vecchio West, la magia voodoo ed il cultismo fanatista, generando un mix di sapori che ho trovato decisamente difficile da mandar giù a livello narrativo, seppur godevole da giocare. Ma permettetemi di approfondire il discorso.
Il Cacciatore di Taglie Redivivo
Tutto ha inizio in una tetra e sconosciuta landa del Vecchio West, in un anno non meglio precisato del XIX secolo, dove facciamo la conoscenza del nostro insolito protagonista, ovvero Daniel Goodchild, una leggenda della frontiera principalmente dedito a fare da cacciatore di taglie per conto del governo statunitense. L’ultima missione del cacciatore lo ha condotto lì, nel bel mezzo del nulla, a caccia di una famigerata strega, che il nostro “eroe” non farà fatica a trovare. Dopo essersi presi a male parole in attesa dello scontro finale, la strega fa notare a Goodchild di non essere soli, in quanto circondati da numerosi cultisti. Vi è poco da fare anche per una leggenda del calibro del protagonista, che dopo poco viene sopraffatto dalla superiorità numerica dei fanatisti, venendo brutalmente dilaniato.
Ma la morte non è che un passaggio all’interno di Ritual: Crown of Horns, in quanto Goodchild si risveglierà nel mondo degli spiriti, dove ad attenderlo vi sarà la strega, la quale farà una terribile rivelazione al protagonista: i cultisti non erano al suo servizio, bensì suoi sicari tanto quanto il cacciatore di taglie! Si viene a scoprire infatti che essi fan parte del Culto del Corno, un ordine di patrioti fanatici che hanno intenzione di dominare gli Stati Uniti utilizzando le arti occulte come arma; l’unico modo per fermare questo culto sanguinario è quello di mettere in atto un rituale, perlappunto, sviluppato dalla stessa strega, per questo motivo divenuta obiettivo primario dei fanatici.
La strega proporrà un’alleanza, che garantisca a lei protezione e la successiva vittoria sul Culto e al cacciatore di taglie il ritorno in vita per concedersi un’agognata vendetta sui patrioti che tanto a lungo ha inconsapevolmente servito, per poi venire letteralmente pugnalato alle spalle; inizierà quindi un viaggio mistico per salvare l’America dal gioco del Culto, generando un mix di tematiche che poco si sposano le une alle altre e che per questo motivo mi hanno lasciato parecchio perplesso. Ritual: crown of Horns è un gioco il cui focus principale non è di certo la narrazione, e ciò è chiarissimo fin dai primi momenti di gioco, ma spesso vi sono momenti talmente assurdi da risultare decisamente poco credibili nello svilupparsi del corso degli eventi, cosa che sminuisce il prodotto finale e non poco.
![Ritual: Crown of Horns](https://media.serialgamer.it/2019/11/NSwitchDS_RitualCrownOfHorns_03-1280x720.jpg)
Un sacco di proiettili e sangue
Il gameplay di Ritual: Crown of Horns riesce ad essere decisamente semplice tanto quanto divertente, nonostante la sua costante ripetitività; si tratterà infatti di resistere ad ondate di svariatissimi nemici in diversi intervalli di tempo all’interno del quale la strega dovrà completare il suo rituale di purificazione, tempi che chiaramente varieranno a seconda del livello intrapreso e della sua difficoltà. Per massacrare il maggior numero di cultisti e creature occulte, Goodchild avrà a disposizione diverse armi da fuoco e non, tutte dotate di caratteristiche differenti, nonché di incantesimi gentilmente concessi dalla strega. Man mano che si proseguirà nel gioco otterremo sempre più modi di aumentare la nostra già grande pericolosità, rendendo il gioco più dinamico, oltre che divertente e frenetico.
Ritual: Crown of Horns ha una struttura da casual game decisamente ben impostata, perché pur presentando la stessa dinamica ogni livello tende a non stuccare il giocatore grazie al ritmo irrefrenabile a cui egli è sottoposto in ogni istante; il titolo, per questi motivi, risulta decisamente appagante, soprattutto per quei giocatori un po’ più casuali a cui consiglio decisamente il prodotto.
![Ritual: Crown of Horns](https://media.serialgamer.it/2019/11/NSwitchDS_RitualCrownOfHorns_01-1280x720.jpg)
Semplice ed efficace
Ritual: Crown of Horns presenta uno stile artistico decisamente semplice, che ben si sposa con l’anima casual del titolo; al suo interno non troverete infatti grandi modelli 3D, ambientazioni ultradettagliate ed una colonna sonora ampia, anzi il minimalismo è uno dei suoi capisaldi.
Il titolo in questione infatti presenta modelli semplici ripetuti pressoché all’infinito, colorati tetramente e sanguinosamente, che ben si sposano con le ben poche tracce della colonna sonora presenti in esso, risultando comunque un buon prodotto nonostante ciò.
A questo si aggiungono però delle splendide tavole in 2D che fungono da cutscene e schermate di caricamento e danno al titolo quel mordente in più, quel pizzico di caratterizzazione che valorizza un po’ il tutto.
![Ritual: Crown of Horns](https://media.serialgamer.it/2019/11/NSwitchDS_RitualCrownOfHorns_02-1280x720.jpg)
Conclusioni
Ritual: Crown of Horns è un titolo che di sicuro non brilla sul palcoscenico videoludico, soprattutto tenendo conto del periodo di uscita che certamente non lo ha aiutato a spiccare il volo; sebbene le premesse siano queste, il gioco è riuscito a farmi sinceramente divertire per qualche oretta, risultando un piacevole passatempo. Di mio, se posso, vi consiglio caldamente l’edizione Switch, da me testata per la stesura della recensione, in quanto il titolo chiama molto l’essere giocato in versione portatile, sia per la breve durata delle sue partite sia per la poca attenzione da dover dedicare alla narrazione del gioco.
*Versione testata: Nintendo Switch, grazie ad un codice digitale del gioco fornito dal publisher