Dandara è dinamismo e creazione, e non c’è tempo per spiegare.
Per chi si approccia al titolo di Long Hat House gli spunti sono tantissimi, ma a legarli è solo la parola frenesia: saremo in grado di cogliere tutto quello che ci viene proposto?
Sviluppato appunto da Long Hat House e edito da Raw Fury, il titolo è stato reso disponibile nelle scorse settimane nella sua edizione chiamata Trials of Fear Edition, comprensiva sia del gioco base che dell’espansione arrivata successivamente al lancio.
Sin dalle prime battute il giocatore verrà introdotto in un universo narrativo onirico e interessante dove, viene spiegato, la spinta creativa ha perso il controllo nella terra di Salt, e una serie di disastri di varia natura hanno spinto l’umanità sul bordo dell’estinzione. A questo si aggiunge poi la presenza di un oppressivo regime che ora occupa la landa e la misteriosa voce che Dandara, la nostra protagonista, sente nella sua testa. La presenza del personaggio già da subito viene suggerita come un elemento chiave nelle meccaniche dell’universo e dalla Lore che, profonda e dimessa, permea l’aria del gioco; saremo chiamati a scoprire giocando quale sia la nostra natura di protagonista e cosa le nostre avventure davvero significhino.
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Dal punto di vista del gameplay, Dandara è semplicemente unico: le meccaniche di gioco si caratterizzano similmente ad un metroidvania 2D con la peculiarità che però la sola possibilità di muovere la nostra eroina sarà attraverso dash e salti scriptati da una superficie all’altra, che da una parte potrebbero limitare le libertà di movimento, ma dall’altro vanno a creare un comparto veramente unico, che da senso al suo grandissimo dinamismo non con una privazione di vincoli (anzi), ma stabilendo regole precise e aumentando a dismisura il ritmo di gioca all’interno di questi paletti. L’esplorazione richiede curiosità e velocità d’azione, i serrati combattimenti freddezza e prontezza di riflessi.
Altri elementi importanti nel gameplay sono infatti proprio l’esplorazione delle mappe in 2D, che ricompenseranno il giocatore con la scoperta di segreti e potenziamenti per il nostro personaggio, che vedremo in questo modo evolvere e approntarsi per sfide sempre maggiori contro nemici sempre più temibili.
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Dal punto di vista tecnico, Dandara Trials of Fear Edition propone un apparato solido, in grado di non perdere frame anche quando i ritmi di gioco aumentano e i nemici riempiono lo schermo intenti a lanciarci addosso anche le ciabatte. La molteplicità degli spunti, anche insieme ai repentini cambi di prospettiva della telecamera voluti dal nostro spostarci attraverso gli scatti vengono gestiti a dovere e non si registrano su PC tentennamenti o freeze.
Un altro componente per il quale il titolo di raw Fury spicca è quello del comparto artistico: caratterizzato da una pixel art ruvida e curata, Dandara riesce a passare a schermo tutti i dettagli necessari per rendere il comparto definito e limato anche mantenendo questo stile artistico tirante al vintage a e al retrò: il forte contrasto dei colori delle ambientazioni con la dinamica sciarpa gialla della protagonista, che come un lampo taglia gli sfondi con la sua potenza visiva, crea un colpo d’occhio in gradi da una parte di ricordare gli anni 80, e dall’altra di proporre un apparato potente che si sposa perfettamente con il concetto dei ritmi alti del gioco.
Al tra nota fortemente positiva è la colonna sonora, atmosferica e capace di dare a tutta l’esperienza di gioco una marcia in più grazie alla sua portata onirica e ritmata, mai fuori posto e mai relegata a elemento superfluo dell’esperienza.
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Esperimento riuscito dunque per Dandara Trials of Fear Edition: il titolo di Long Hat House è davvero un unicum ad oggi tra le proposte dell’ambito videoludico e ci sono poche parole che possano davvero inquadrarlo per quello che è. Ci troviamo davanti a un’opera “che intender no la può chi no la prova”, e il consiglio è quello comunque di sbarcare nella terra di Salt, perché vedrete li cose che non avete mai visto prima.