Oblivion Song è un’opera a fumetti (finora sono usciti 4 volumi, l’ultimo proprio pochi giorni fa) pubblicata in Italia da saldaPress per la collana Skybound (etichetta di Image Comics negli USA), sceneggiata dalla ormai universalmente apprezzata penna di Robert Kirkman e illustrata da Lorenzo De Felici.
Il progetto originario risale a dieci anni fa, come ci rende noto lo stesso Kirkman in un paragrafo introduttivo all’opera. In questi anni, l’idea è mutata nella mente del suo ideatore, ma si è davvero concretizzata ed è giunta alla sua forma definitiva solo grazie all’incontro tra Kirkman e De Felici. Che sia un lavoro complesso e curato è evidente, ma questo messaggio del suo sceneggiatore ci rende partecipi di quel che è stato un lungo processo creativo.
Per presentarvi questa opera epocale basta un solo termine: inaspettato. Tutto, in questo primo volume, risulta inaspettato, spiazza il lettore e cerca di scardinarne ogni certezza, ma con una tale grazia e abilità da far sempre desiderare una nuova tavola.
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La Trama
La trama segue le gesta di Nathan Cole, un ricercatore che grazie ai finanziamenti (ormai scarsi) passati dal governo continua a viaggiare in Oblivion per cercare sopravvissuti: in realtà ciò nasconde la speranza del giovane di ritrovare tra essi suo fratello Edward.
Questo mondo è chiaramente dipinto come selvaggio e inospitale; dopo anni dalla Trasposizione la natura aliena si è ormai impossessata degli edifici terrestri inglobandoli tra le sue estensioni e, come in ogni realtà lasciata a sé stessa, dietro ad ogni angolo può nascondersi un pericolo. Nathan sembra vivere le sue spedizioni all’interno di Oblivion come se fosse un ospite in questo mondo: in alcune pagine si intravede un rispetto profondo per una natura che non capiamo, che è differente da noi, ma che è pur sempre viva e merita di rimanere tale. È una natura che attraverso i suoi suoni produce una musica tale da restare nel cuore di chi la sente, nonostante il clima di paure e incubi di Oblivion. Questo aspetto dell’opera è sicuramente un punto degno di nota, che allontana Oblivion Song dai canoni del genere, non tanto per il messaggio, ma per le modalità di portarlo su carta: non ci sono lunghi e potenti discorsi, non ci sono grandi gesti eclatanti per dimostrare quanto un mondo alieno possa comunque essere degno di esistere, non si pubblicizza questa difesa della vita in quanto tale, ci sono solo piccoli gesti e dettagli di trama che parlano forte e chiaro alla mente del lettore.
Seguiremo anche vicende personali che riguardano Nathan e i suoi collaboratori e vedremo quanto la Trasposizione abbia influito all’interno delle loro vite. Non saranno mai considerazioni superficiali o scontate: Kirkman riesce ad entrare all’interno di dilemmi psicologici che potrebbero coinvolgere ciascuno di noi dopo un simile evento. Egli riesce a farci provare in prima persona l’angoscia delle decisioni da prendere e le aspettative di cui si caricano le azioni dei personaggi.
L’avventura è permeata di malinconia. Un muro con i nomi dei dispersi, un museo dei fatti accaduti dieci anni prima di questo racconto, il continuo senso di lutto risultano estremamente reali e familiari, solo che nel nostro mondo non è arrivata alcuna Trasposizione a devastare la nostra quotidianità. Questo non impedisce al lettore di sentirsi parte di questo racconto e viverlo come se ne fosse immerso.
Il primo volume di Oblivion Song si conclude con una rivelazione che pesa come un macigno e le ultime pagine ci lasciano in sospeso, ad attendere impazienti il secondo volume e sognare mondi distopici.
Disegno e stile
Lorenzo De Felici e Annalisa Leoni si dimostrano nuovamente un ottimo team di lavoro, dopo aver lavorato insieme per i colori di Orfani. In questo primo volume, De Felici prova definitivamente le sue doti come disegnatore, già note al grande pubblico grazie alle fortunate variant cover di The Walking Dead. In Oblivion Song, il disegno è preciso, i colori sono utilizzati spesso in ottime combinazioni di tinte fredde e calde e le luci all’interno delle scene sono accuratamente pensate per indirizzare l’attenzione del lettore. Si apprezza l’uniformità del disegno all’interno della pagina, dando l’impressione che in ogni vignetta e in ogni punto sia stata posta la stessa attenzione e cura. Soprattutto in scene con un elevato portato emotivo, le espressioni dettagliate dei personaggi raccontano molto senza bisogno di dialogo. Rimangono sicuramente impresse le splash page, illustrazioni iconiche in cui, a detta dello stesso Kirkmann, De Felici è riuscito a trasporre perfettamente su carta la visione dello sceneggiatore.
Conclusioni
Il primo volume di Oblivion Song cattura indubbiamente il lettore e lo trascina all’interno della storia, portandolo a porsi profondi quesiti a sua volta. L’immersione è quasi totale, grazie all’ottimo dialogo tra immagini e scritto, ragion per cui quest’opera è sicuramente consigliata, non solo agli amanti del genere distopico post-apocalittico. Continuate a seguirci, perché sulle pagine di Serial Gamer Italia nelle prossime settimane vi porteremo le recensioni degli altri volumi di questa serie e di tutte le novità saldaPress.
*Recensione effettuata grazie alla copia digitale del volume ricevuta da saldaPress