Prendete Star Trek. Aggiungete horror, spiritualismo, religione, un pizzico di splatter ed un sentore di Dead Space. Quello che otterrete è Outer Darkness, un comic statunitense sceneggiato da John Layman e disegnato da Afu Chan, uscito sotto l’ala protettrice dell’etichetta Skybound, linea di fumetti Image Comics creata da Robert Kirkman, celebre fumettista di The Walking Dead.
SaldaPress porta Outer Darkness in Italia con una raccolta di due volumi, in cui si dividono i 12 albi che costituiscono la prima stagione della serie. Il distributore italiano stesso l’ha definita un’opera a metà strada tra Supernatural ed Aliens ed in questa recensione vi spiegheremo perché.
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Non è tutto oro quel che luccica
La storia inizia buttandoci nel mezzo dell’azione e delle stranezze dell’universo Outer Darkness: una nave spaziale sta per essere attaccata da una schiera di presenze spettrali dalle forme scheletriche e mostruose. Il primo ufficiale Joshua Riggs viene chiamato sul ponte e, data la situazione drammatica, per poter salvare l’equipaggio e per poter fuggire usando i motori a piena potenza decide di liberarsi del carico nella stiva, commettendo ammutinamento.
Dopo un balzo in avanti di tre settimane, troviamo l’ex primo ufficiale Riggs intento ad affogare i suoi dispiaceri nell’alcol, quando improvvisamente si presenta a fianco a lui un ammiraglio, che gli offre la promozione a capitano, proponendogli il comando della Caronte, una nave di gran pregio, ed una missione di recupero.
E così comincia la storia di Outer Darkness, che ci porterà nelle avventure dell’equipaggio del Capitano Riggs, il quale capiremo immediatamente non essere quell’eroe che ci era stato presentato nelle prime pagine, bensì un uomo ossessionato dalla propria ambizione, alla ricerca di una persona della quale, in questo volume, non si riesce a sapere nulla.
L’opera ci insegna subito quindi che non tutto è oro quel che luccica, soprattutto nel mondo del Capitano Riggs. Nessuno dei personaggi in gioco sembra essere mosso dall’onore o dal senso del dovere, tutti hanno pensieri contrastanti e sono fortemente orientati alla propria sopravvivenza.
Per questo motivo la solidarietà, la collaborazione ed il gioco di squadra sono dei veli superficiali che nascondono l’unico desiderio comune: il restare in vita il più a lungo possibile.
La morte poi gioca un ruolo fondamentale, nonché specificatamente tecnico, nell’universo di Outer Darkness. Il motore della Caronte, infatti, richiede un carburante macabro e molto particolare: sacrifici umani (e non). Nonostante non sia ancora ben spiegato il funzionamento del motore, veniamo a conoscenza del fatto che al suo interno è contenuta una divinità, la quale necessita proprio di sacrifici per poter funzionare.
Insomma, in questo primo numero sono molte le premesse che vengono fatte sul mondo che circonda i protagonisti.
Il lettore viene spinto ad andare avanti da un mix esplosivo di citazioni alla cultura sci-fi, di curiosità per gli intrecci delle vite dei personaggi e per i segreti che regolano il contesto narrativo.
Afu Chan ai disegni
Nickelodeon, Image Comics, Dark Horse Comics, Marvel, BOOM! studios. Sono solo alcune delle case con cui Afu Chan ha collaborato e la sua esperienza trova riscontro anche nelle pagine di Outer Darkness.
Bei disegni, bei colori, ottima resa delle scene d’azione eppure, vedendo altri lavori dell’artista, sembra che in quest’opera non sia al massimo del suo potenziale espressivo.
Uno stile sgargiante e gradevole, in grado di affascinare e facile da seguire, ma non particolarmente incisivo.
Nella costruzione dei personaggi, Chan tira fuori il suo lato da character designer, rendendoli facilmente riconoscibili e ben diversificati, anche quando si tratta di personaggi alieni.
Outer Darkness ha una nota di merito non scontata
Avete mai notato che nei prodotti statunitensi gli eroi sono sempre tutti nati negli USA, anche se il problema minaccia l’intera popolazione terrestre? Ecco. In Outer Darkness ho particolarmente apprezzato il fatto che gli umani non siano tutti statunitensi, bensì hanno fattezze di ogni sorta e nomi che lasciano intendere diverse nazionalità. La maggior parte degli esseri umani ha la carnagione scura e c’è una buona eterogeneità di culture, coerente con un fumetto di ambientazione spaziale e futuristica, che gestisce una maggioranza “allargata” anche alle specie aliene.
Se siete amanti del genere sci-fi, questo non sarà quel fumetto ricercato che speravate, ma sicuramente è un bel passatempo in grado di regalare qualche sana risata ed intrattenere efficacemente il lettore.
*Copia del volume digitale è stata fornita da saldaPress per la recensione